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Attualità

«Addio Vanda, senza di te il mondo è un po’ più povero»

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Varallo, una toccante lettera di ricordo dell’amica Piera Mazzone

Da Piera Mazzone riceviamo e pubblichiamo un ricordo di Vanda Uffredi, varallese mancata nei giorni scorsi.

«Vanda, pensare che non ci sei mi rattrista e mi fa sentire questo nostro piccolo mondo un po’ più povero. Lavoravi in Biblioteca nei primi anni in cui arrivai a Varallo, il Tuo sorriso e la Tua dinamicità riempivano gli spazi ampi di quelle sale in cui ero un po’ spaesata. Con professionalità e tanto amore rendevi tutto lustro: i libri parevano essersi scossi dalle legature la polvere degli anni e del disinteresse, ovunque si posava lo sguardo c’era nitore e pulizia, ogni cosa brillava di quella lucentezza che solo si percepisce quando c’è amore per quello che si fa. Il tuo grembiule azzurro sempre perfetto, era più elegante dell’abito di una principessa, perché apparteneva ad una persona “Buona”. Il tuo numero di telefono: “Signora Wanda: 0163 – 53453” è rimasto scritto in verde sulla lavagnetta di fronte alla mia scrivania, non lo cancellerò, resterà a farmi compagnia quando cercherò un po’ di sereno. Riguardo i Tuoi doni, fatti con il cuore: il gattino di pietra che sembra sorridere nella sua rotondità, o il prezioso bracciale avoriato al puncetto, che nella sua simmetrica perfezione rappresentava il Tuo senso del dovere e l’agire sempre corretto. Ricordo quei nostri compleanni accostati: Tu il 29 luglio ed io il trenta.

La Tua fiducia mi incoraggiò nei momenti difficili in cui la mia Mamma fu operata di un tumore al seno: Tu ci eri già passata e avevi superato tutto.  Un brutto giorno, il 23 maggio dello scorso anno, la malattia era tornata, crudele, vendicativa: “Non ne avevo già avuto abbastanza?” mi dicesti quel giorno in cui ci incontrammo. Pensai che sono davvero pesanti le prove cui la Vita ci sottopone, sembrano quasi dei beffardi messaggi, ma Tu ancora una volta hai lottato: eri una donna forte, il tuo cuore non voleva cedere, tutto si poteva spezzare, ma non l’amore per Giancarlo, Tuo marito e per i Tuoi adorati figli: Andrea ed Alessandro.

Martedì sembrava che anche il cielo volesse partecipare e condividere quel dolore che incupiva gli animi e traboccava dagli occhi lucidi: una pioggia incessante ha accompagnato il Tuo ultimo viaggio. Don Domenico, Don Luigi e il nostro Don Roberto Ti hanno accompagnata in una Collegiata troppo piccola per accogliere tutti coloro che volevano salutarTi. Don Roberto Ti ha ricordata con particolare affetto, cercando di spiegarci il vero senso della sofferenza, di quella Croce che è sempre “abitata” da Cristo e ha due bracci, uno orizzontale e uno verticale: da un lato è saldamente conficcato nella terra, ma dall’altro si slancia verso l’alto. Per la lettura è stato scelto quell’inno alla donna ideale quale figura della Sapienza, che conclude il libro dei Proverbi, che sembrava proprio scritto per Te. L’autore, presentando questo ritratto di donna perfetta, dedita incondizionatamente al lavoro, alla casa, alla famiglia, vi vede un modello di impegno e di saggezza che deve caratterizzare non solo la sposa, ma ogni credente che aderisce al progetto di vita della Sapienza. Il lavoro non è visto come compito degli schiavi, come avveniva nella colta Grecia, bensì come obbedienza al comando di Dio su ogni persona umana. Perciò è cosa buona cercare di vivere del lavoro delle proprie mani, come pure il voler custodire una famiglia serena e benedetta, senza però dimenticarsi di chi è più svantaggiato, del misero. La donna del libro dei Proverbi non è infatti preoccupata soltanto di arricchire la propria casa, ma anche della carità verso il bisognoso: Tu questo lo sapevi bene e lo hai attualizzato aiutando in silenzio molte persone, posponendo sempre te stessa al tuo prossimo. Grazie Vanda per il Tuo esempio luminoso».

Piera

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