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Boca: la staffetta partigiana ripercorre la Traversagna

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Fra i nati in paese Carolina Verzotti è l’ultima ad avere partecipato alla Resistenza

Correva il 1943, uno degli anni più caldi della storia italiana. Una ragazza di vent’anni, china sulla sua bicicletta, affrontava una Traversagna ancora sterrata, fra le vigne e gli scorci di Grignasco che facevano capolino fra le curve. Sotto i vestiti nascondeva i messaggi da recapitare fra i vari comandi di partigiani. Oggi, 74 anni dopo, la stessa “ragazza” ha voluto tornare a vedere la sua Traversagna. Carolina Verzotti è l’ultima bochese ad avere partecipato alla Resistenza: è stata una staffetta, con il nome di battaglia di Mila. Qualche giorno fa, dopo una visita al Santuario di Boca, insieme ai suoi familiari, ha voluto percorrere ancora una volta la tortuosa strada fra le colline che conduce dal suo paese a Grignasco. Da quattro anni infatti la donna è residente a Suno.

Classe 1923, nata in paese, Verzotti si unì alla Resistenza su proposta del fratello minore Alfieri, scomparso pochi anni fa. Quello della guerra civile era sicuramente un clima di duro scontro ideologico e di guerriglia, ma la scelta della giovane non fu motivata tanto dalla volontà di schierarsi su un fronte rispetto a un altro, quanto, spiega, per la decisione di fare qualcosa. E la paura è stata superata in fretta: «Del resto – ricorda con un sorriso – avevo vent’anni». Come staffetta, si occupò per l’intera guerra di Liberazione, dal 1943 al 1945, della consegna di posta. Il suo percorso si snodava perlopiù tra Boca e Borgosesia, dove veniva raccolta da altre staffette, ma alcune volte si spinse anche nella zona di Omegna. «Ho sempre consegnato documenti e ordini – ricorda – ma mai armi». Faceva riferimento perlopiù al comando del Montalbano, guidato da alcuni capi delle brigate Garibaldi.

Quello delle staffette era un compito estremamente pericoloso, non meno della lotta armata. Erano numerosi, infatti, i posti di blocco in cui si cercava di intercettare la posta dei partigiani. E in alcuni, erano disposti a tutto per scovare i messaggi. Proprio uno di questi posti di blocco è rimasto indelebilmente impresso nella memoria di Verzotti: «Mi fermarono a Grignasco – ricorda nitidamente la donna – e mi chiesero di spogliarmi per perquisirmi. Mi sentii morire, perché avevo gli ordini nascosti sotto i vestiti». La staffetta protestò duramente e riuscì a scampare la perquisizione. «Il Signore mi ha aiutato» sospira oggi, con il sollievo ancora avvertibile nella voce a distanza di settant’anni.

Un altro ricordo singolare conservato da Verzotti riguarda l’incontro con un giovane soldato tedesco, che notò la ragazza mentre il suo gruppo interrogava delle donne in un cortile del paese. In seguito, il giovane militare, probabilmente colpito dalla sua bellezza, la mandò a cercare, ma i due non riuscirono a parlarsi: «Il suo superiore lo guardò soltanto, senza dire niente – ricorda Verzotti – e lui se ne andò con gli altri».
Un incontro peculiare che avrebbe dovuto essere da nemici ma che probabilmente, di fatto, fu semplicemente fra persone.

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