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«Borgosesia senza Mondiali? Si faccia un torneo tra padani, sacerdoti e omosessuali»

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Ecco le proposte di un nostro lettore

All’indomani della mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di calcio, riceviamo e pubblichiamo due proposte di un borgosesiano.

«L’Italia è stata eliminata dai Mondiali di calcio in Russia e ora tutti si chiedono come potranno sopravvivere i tifosi la prossima estate non avendo più una squadra del cuore. Consapevole di questa “tragedia” sportiva vorrei venire loro incontro con un paio di proposte a chi di dovere, ossia Pro loco, amministrazioni comunali, associazioni e ovviamente tifosi stessi. Sto pensando ad esempio a un “Mondiale degli altri”, suddiviso in due continenti (Africa e America Latina) dove poter riunire i giovani provenienti da quelle zone davanti ai teleschermi, ma con la partecipazione anche dei nostri ragazzi (o non più tali) amanti della “pedata” e del senso di comunità, affinchè la manifestazione si tramuti in una sorta di festa interetnica. Oltre alle numerose nazionali del Sudamerica saranno presenti Nigeria, Senegal, Tunisia e Marocco. Volendo rendere la cosa più esplicita si potrebbe organizzare, nei limiti del possibile, un triangolare con selezioni dei due continenti e una rappresentativa valsesiana e valsesserina.

La seconda proposta trae origine dal fatto che la delusione per la mancata qualificazione degli azzurri è solo parziale, perchè in verità abbiamo altre due nazionali di calcio che hanno vinto pochi anni fa il loro campionato mondiale. Si tratta della nazionale della Padania che si è aggiudicata la Coppa delle nazioni non rappresentate, e quella Lgbt ovvero la squadra omosessuale. Aggiungo che il prossimo febbraio la nazionale dei sacerdoti parteciperà agli Europei di calcio a cinque in programma a Brescia. Ebbene, perchè non invitare queste formazioni per un incontro amichevole, magari allo stadio di Borgosesia, con entrata a offerta libera dove i proventi potrebbero essere dati alla Federcalcio per il mancato introito derivante dalla eliminazione o a un ente benefico? Una partita che vuol essere un inno alla diversità e alla solidarietà. Questo è ciò che mi sentivo di dire con la speranza che qualcuno accolga il mio suggerimento. In ogni caso, io ci sarò, con tanto di bandiera; ma non dico quale».

Mauro Paolotti

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