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Cellio e Breia: «Penalizzati dalla rete dei medici di base»

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I sindaci chiedono di rivedere il rapporto tra medici e popolazione

Cellio e Breia scendono in campo e chiedono all’assessore regionale della sanità di abbassare il rapporto ottimale da un medico ogni 1200 abitanti a un dottore ogni 500/800 abitanti.

«Lascia a dir poco perplessi che L’Air Piemonte (accordo integrativo regionale) preveda un rapporto ottimale maggiore pari a un medico ogni 1200 abitanti, rispetto a quello previsto dall’accordo nazionale che invece è di un medico ogni mille abitanti – dicono Daniele Todaro e Martino Valmacco, rispettivamente sindaci di Breia e Cellio -. Questa scelta assume ancor più rilevanza ed incomprensibilità laddove si considerino le specificità e particolarità territoriali di aree, quali quella appunto della Valsesia, contraddistinte da numerosi e piccoli comuni dislocati su ampie superfici in zone montuose. Oltretutto zone  con una popolazione in gran parte appartenente alle fasce più deboli, senza la possibilità di utilizzare mezzi propri di trasporto e privi di mezzi di trasporto pubblico locale che permettano il raggiungimento dei centri abitati più grandi a valle».

I primi cittadini di Cellio e Breia sottolineano: «Nelle zone con specifiche caratteristiche come le nostre – proseguono i due primi cittadini – non solo questa decisione sarebbe pienamente legittima sul piano normativo ma addirittura auspicabile e doverosa per gli abitanti. E questo anche in considerazione delle note vicende che hanno visto sotto vari e diversi profili i rispettivi enti protagonisti e che hanno evidenziato l’improcrastinabilità della modifica oggi richiesta».

Le vicende di cui parlano i due sindaci si riferiscono all’assenza di un medico fisso dopo la morte del dottor Andreone, assenza che si è prolungata per qualche mese. In seguito a un bando ora un medico c’è, ma i due primi cittadini si chiedono cosa succederà fra tre anni, quando lo stesso bando andrà a scadere. «Se la nostra istanza andrà in porto – concludono i sindaci – ne beneficeranno non solo i nostri Comuni, ma anche l’intera Valsesia. E in particolare i numerosi piccoli comuni montani di cui è composta e che già hanno subito innumerevoli tagli dei servizi e che evidentemente non intendono rinunciare almeno al medico di base, quel “medico di famiglia” che può assicurare nelle nostre piccole e isolate realtà locali la salvaguardia del diritto alla salute costituzionalmente garantito».

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