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Attualità

«Ecco perché è meglio che una persona anziana non adotti un cane giovane»

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Scrive Luciano Lazzarato, direttore di “4 zampe nel cuore”

Dal direttore del canile “4 zampe nel cuore” di Rovasenda riceviamo e pubblichiamo una risposta alla lettera della pensionata di Roccapietra che si rammaricava perché gli era stata negata l’adozione di un cucciolo, in quanto oltre i 70 anni. 

«La lettera pubblicata a firma della signora Degrandi circa l’adozione di un cucciolo, pone in discussione le pratiche di affidamento. Vale la pena di ricordare che i cani dei canili sono di proprietà pubblica, iscritti all’anagrafe canina in carico al Comune ove sono stati ritrovati. Il gestore del canile ha l’obbligo morale e civile di ricercare affidamenti validi e definitivi. Validi perché al cane bisogna garantire condizioni di vita rispettose delle sue necessità fisiche ed etologiche conformemente alle leggi vigenti; definitivi perché il rientro in canile comporterebbe un aggravio di costi a carico dell’erario. I criteri di valutazione per l’affidamento del cane sono improntati all’inserimento nella nuova famiglia tale da garantire la sicurezza degli altri ospiti ed il benessere del cane. Ogni caso deve essere valutato in funzione della composizione della famiglia (compresi altri animali), della corretta cultura alla convivenza con il cane, della conoscenza delle norme che regolano la detenzione di animali da affezione (tutt’altro che scontata) ed infine della situazione fisica (ambiente, abitudini di vita e aspettative) in cui si dovrà inserire il cane.
Atteso che la speranza di vita delle persone è considerevolmente aumentata, la stessa considerazione vale anche per i cani, che spesso superano abbondantemente i 15 anni. Indubbiamente un cane può essere una buona compagnia per un anziano, ma troppo spesso diventa un impegno insopportabile semplicemente perché gli anni si sommano agli anni con sorprendente rapidità. Il rientro in canile spesso è inevitabile, con tutte le conseguenze economiche e morali che ne conseguono. Perché non c’è nulla di più triste di un cane anziano ricoverato in canile a causa della sopravvenuta impossibilità del proprietario di continuare a prendersene cura. Ecco allora che il compagno di lunghe giornate invernali finisce per consumare i propri giorni in un freddo box di canile, privato definitivamente delle carezze dell’amato proprietario.
Chi si avvicina al canile per una adozione pone sempre la stessa richiesta: giovane e sano. Peccato che anche i cani invecchino e siano colpiti dagli stessi acciacchi che colpiscono gli umani, e per un cane anziano, “un pensionato” come lo definisce la signora, difficilmente si aprono le porte di una nuova casa. Infatti la signora Degrandi non ha neppure preso in considerazione la possibilità di adottare un cane biologicamente suo coetaneo: una compagnia discreta, di poche pretese come solo i cani anziani sanno essere. Lei afferma di convivere con l’anziana zia di 95 anni e non può comprendere una norma “senza cuore che nega ad una persona non più giovanissima, la gioia di vedere una coda scodinzolante che ti viene incontro senza chiedere niente in cambio se non una carezza e una ciotola piena”. La domanda che poniamo noi sarà pure impietosa, sgradevole, maleducata e irrispettosa, ma inevitabile se vogliamo ottenere un affidamento valido e definivo: per quanti anni ancora la persona non più giovanissima potrà garantire la carezza e la ciotola piena? Per inciso: la signora ha dichiarato di essere nata nel 1935. Ringrazio per la cortese ospitalità e porgo cordiali saluti».
Luciano Lazzarato