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Gattinara: addio a Giovanni Basso, prima sacerdote e poi psicologo

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Fu ordinato sacerdote alla fine degli anni Cinquanta, quindi la laurea in Svizzera

Profondo cordoglio, a Gattinara e non solo, ha suscitato la scomparsa a 85 anni di Giovanni Basso, che fu prima sacerdote e poi pscicologo. I funerali sono stati celebrati mercoledì nella chiesa parrocchiale di San Pietro, dove il corteo è arrivato dall’ospedale di San Donà di Piave, in Veneto. Dopo la celebrazione, Basso è stato tumulato al cimitero di Gattinara; alla cerimonia, per espressa richiesta dei famigliari, non ci sono stati fiori e le offerte raccolte saranno devolute in beneficenza. Giovanni Basso è morto in Veneto, dopo lunghe sofferenze, sempre assistito dalla sorella Anna, insieme al marito Moreno Valsesia. L’uomo era noto (e non solo in zona) come psicologo, attività che ha esercitato fino allo scorso anno a Milano, al Centro incontro degli anziani, dopo una laurea conseguita in Svizzera, dove iniziò una “seconda vita”, laica, ma sempre al servizio del prossimo.

Residente a Milano, dopo la malattia Basso si era ritirato a Caorle. «Era una grandissima persona – ricorda la sorella Anna -; ha scritto diversi libri, tra cui anche un volume di grafologia. Si occupava di training autogeno, curava i malati nei vari ospedali e per la sua attività venne anche intervistato da Maurizio Costanzo. Era una persona intelligentissima ed è stato un grande sacerdote». Giovanni Basso, infatti, fu ordinato sacerdote il 6 aprile 1959 a Tortona, in provincia di Alessandria, nell’ordine di don Orione e ha celebrato la sua prima messa in San Pietro a Gattinara. Il suo magistero era propagandare le vocazioni e ha convinto molti ragazzi di Lombardia e Veneto a diventare sacerdoti. Poi si è trasferito a Torino negli Anni Settanta, «dove ha iniziato a prendersi cura dei tanti meridionali che arrivavano in città per lavorare alla Fiat e ha contribuito a ristrutturare la casa di don Orione».

«Poi però è stato richiamato dai suoi superiori, perché secondo loro – dice Basso – scavalcava le gerarchie ecclesiali; ma lo faceva sempre a fin di bene. Aveva fatto voto di povertà e quindi non poteva agire più di tanto. Insieme a un gruppo di ragazzi è partito anche alla volta del Friuli per aiutare le popolazioni terremotate». Dopo i dissapori con i vertici religiosi, vista la delusione dalla gerarchia dell’ordine di don Orione, Giovanni Basso nel 1975 ha chiesto di essere ridotto allo stato laicale, ma continuando a dire: «Resto sempre un sacerdote servo di Dio, che ha fatto le sue scelte». Poi la nuova vita in Svizzera, dove si è laureato ed è diventato psicologo, assistendo i malati degli ospedali psichiatrici e le persone depresse. «Era una persona molto buona e intelligente – dice Basso -, vicino alla famiglia. Ultimamente anche la famiglia l’aveva  un po’ messo da parte, ma io e mio marito non l’avevamo mai abbandonato. Era un uomo per tutti e per tutto». Poi è arrivata la malattia, con il diabete e l’amputazione di una gamba, fino alla morte a San Donà di Piave.

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