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«Il nuovo centro migranti? Un vantaggio per tutto Trivero»

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Ma l’amministrazione difende il progetto Sprar

«Il progetto Sprar non potrà diventare occasione di business per le coop. Il vero affare lo farà il territorio su cui si avranno ricadute economiche generate da affitti, stipendi pagati e beni acquistati». L’amministrazione comunale di Trivero risponde così alle critiche mosse in merito al progetto di accoglienza di dodici migranti.

Tra le questioni più controverse quella secondo cui, con questo sistema, la cooperativa cui sarà appaltata la gestione sarà l’unica ad averne un tornaconto: «Si è sentito spesso dire che i migranti costano 1340 euro al mese – scrive la giunta -. I rifugiati ricevono un pocket money di 3 euro e una quota fissa giornaliera per la spesa alimentare. Gli altri soldi ricadranno sul nostro territorio attraverso l’affitto degli appartamenti, gli stipendi delle figure professionali coinvolte (due persone), la spesa nei negozi, l’acquisto di materiale didattico e le lezioni per l’apprendimento dell’italiano. Ci sarà anche una ricaduta sul territorio anche per dare un contributo reale all’economia locale».

A proposito di coop vincitrice, dovrebbe essere questione di giorni sapere quale sarà, visto che i termini per presentare le offerte sono scaduti e i migranti sono attesi per gennaio.

«Il Comune presenta un progetto al Ministero di accoglienza – spiega Mario Carli con la sua giunta nella risposta – dove è allegato un piano finanziario preciso e dettagliato. Se il progetto è finanziato il contributo va al Comune che a sua volta eroga le quote delle diverse voci all’ente attuatore. Quest’ultimo deve rendicontare in modo puntuale le spese all’ente pubblico e al servizio centrale. Ogni spesa è documentata e giustificata: la gestione delle persone non potrà diventare occasione di business».

L’amministrazione comunale prende le distanze anche dall’affermazione secondo la quale «il Comune fa la “caritas” alle cooperative»: un affondo dell’ex consigliere Piero Casula per sottolineare come anche la Caritas sia tra i soggetti interessati all’appalto: «Siamo rimasti sconcertati nel vedere citata la Caritas in questo modo e in questo contesto. Dall’inizio dell’emergenza si è occupata attivamente nel dare assistenza e rifugio ai migranti e anche nel nostro territorio da anni svolge un ottimo servizio nel campo dell’accoglienza, senza scopo di lucro, ma guidato da valori di fraternità e solidarietà».
E sempre dal punto di vista economica la giunta Carli tranquillizza: «Il progetto partirà solo nel momento in cui arriveranno i soldi per attuarlo. L’intervento Sprar è finanziato al 95 per cento dal ministero unicamente per l’accoglienza. Il Comune non può destinare questi soldi per altro uso, tanto più che non sono ancora stati erogati. Nel momento in cui il progetto verrà finanziato le spese andranno rendicontate e giustificate, avvalendosi della figura di un revisore. Il progetto è cofinanziato dal Comune per una quota del 5 per cento, 9.000 euro circa, che non verrà preso dalle casse comunali. Il cofinanziamento consiste nella valorizzazione di beni, servizi e personale, quindi l’affitto di un appartamento e il lavoro di progettazione e rendicontazione svolto dagli impiegati comunali».

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