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L’addio di Varallo a Giovanna De Bernardi

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Attiva nella Pro loco di Parone, la donna si è spenta a 77 anni

Dopo la pensione Giovanna De Bernardi aveva scelto di vivere nel paese di suo padre, Parone, nella casa di famiglia. E aveva iniziato a dedicarsi con passione a quel paese a cui era legata da tanti ricordi. Era entrata a far parte della Pro loco, a occuparsi delle iniziative della parrocchia. Ed è stata proprio la comunità paronese a darle martedì pomeriggio, in una triste giornata di pioggia, l’estremo saluto: Giovanna si è spenta lunedì mattina, a 77 anni, a Casa Serena, dove era entrata da soli tre giorni dopo mesi di calvario in vari ospedali. Non aveva una famiglia accanto, non si era mai sposata e nella grande casa di Parone viveva da sola.

Tra i tanti che le hanno voluto bene e che la ricordano con affetto c’è Piera Mazzone, direttore della biblioteca civica di Varallo, struttura che solitamente frequentava: «In una sera di pioggia – scrive Mazzone -, in cui il buio pareva avvolgere l’anima in un sudario di pena, entrare nella piccola chiesa di Parone, dove si sarebbe recitato il santo rosario “con Giovanna”, è stato un ritrovare la luce: l’altare rifulgente di ori, i due reliquiari appena restaurati, i fiori, tutto parlava di cura, attenzione, affetto, quegli stessi sentimenti che aleggiavano sui presenti, tanti, assiepati nei banchi per rendere omaggio ad una cara persona, volitiva, disponibile, sempre pronta a mettersi in gioco. Mentre si recitavano le preghiere lo sguardo è caduto su un foglio poggiato su un banco, che si appellava alla generosità dei paronesi per poter restaurare un antico Crocefisso, per conoscere il lavoro nel dettaglio e il preventivo di spesa si scriveva di rivolgersi a Giovanna, proprio a Lei, che dopo la pensione era tornata a Parone, il paese di suo padre, in quella bella casa di famiglia che aveva condiviso con l’amatissimo fratello Alberto.

«Avevo conosciuto Giovanna molti anni fa – ricorda sempre Mazzone – al concerto della vigilia di Ferragosto di Willy Burger e Marcello Parolini, nella chiesa parrocchiale di Parone: si era creata subito un’empatia spontanea e mi aveva invitata alla cena a casa sua, ricordo un’atmosfera festosa ed amichevole, le ore se ne erano fuggite veloci, ero rientrata tardissimo, ma avevo incontrato un’Amica. Sono tornata più volte a Parone, per presentare mostre d’arte e l’annuale rassegna dei poeti dialettali e lei era sempre in prima fila, con la polo blu della Pro loco, indaffarata in cucina, con un occhio all’organizzazione: pensava proprio a tutto. Dal maggio 2015, dopo la morte del fratello, Giovanna era cambiata, pareva aver perso le motivazioni per combattere la sua battaglia quotidiana, si era arresa, la malattia aveva sconfitto quell’inesausta vitalità che l’aveva caratterizzata. Quest’estate ad agosto si avvertiva la sua assenza: era sofferente per una grave malattia respiratoria, aggravata dall’herpes.

«Dopo un lungo calvario, durato mesi, con ricoveri in vari ospedali, da tre giorni era stata accolta in Casa Serena e proprio la sera prima era parso che le sue condizioni migliorassero, invece nella notte il suo cuore si è fermato. Lei, che non era sposata, non aveva più parenti, tranne il nipote Andrea, che però viveva ad Aosta, era circondata da amici sinceri, come Paola e Graziella che avevano gli occhi lucidi di commozione, che l’hanno accompagnata fino al limitare di quella terra misteriosa dalla quale nessun esploratore porta notizie. Mi mancheranno le sue visite in biblioteca, il calendario di Parone e quelle parole gentili che custodirò nel mio cuore».

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