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Le opere di Piero Motta conquistano il mare

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Ancora una volta l’artista di Lozzolo ha utilizzato materiali riciclati per creare opere affascinanti

Le opere di Piero Motta finiscono in fondo al mare. L’opera “Respect” dell’artista lozzolese è stata selezionata dal curatore Roberto Ronca, direttore artistico Aiapi per la mostra internazionale “Human rights? H2O” che vuole evidenziare l’analogia tra l’acqua e la vita con salvaguardia del domani. Sarà l’acqua la nostra primaria e ultima risorsa.

Racconta Piero Motta: «I pesci esposti sono frutto di un riciclo, di un riutilizzo di vecchi attrezzi e rottami usurati e smaltiti, questo per sottolineare che il non spreco è un gesto razionale e consapevole in una ottica di sostenibilità, concetto da considerare in difesa dell’acqua fonte di vita per tutte le specie ed ecosistemi. Ma nel contempo raffigura i pesci fuori d’acqua, pesci che simboleggiano gli esseri viventi, pesci che senza il contatto con l’acqua moriranno se non aiutati». A fianco della scultura saranno posizionati degli innaffiatoi che serviranno ai visitatori della mostra per interagire con la scultura compiendo un gesto simbolico di rispetto per la sopravvivenza dei pesci: inumidire questi animali affinchè possano sopravvivere e raggiungere al più presto il loro mondo.

Nel mese di maggio un “riciclittico”, scultura raffigurante una cernia ricavata assemblando vecchi rottami di ferro, verrà posizionato in mare, raggiungerà il suo mondo e questo traguardo sarà così una vittoria simbolica sul bisogno e rispetto per l’acqua. La location del posizionamento in immersione è il relitto della piattaforma Paguro a 30 metri di profondità nel mare Adriatico, proprio di fronte a Ravenna.
Esplose e affondò nel 1965, ma il relitto è diventato un parco marino per la salvaguardia dei pesci. Migliaia infatti sono le visite subacquee durante l’anno in questo sito. Un secondo “riciclittico” sarà posizionato nel mare ligure, nei fondali del parco marino di Bergeggi e diventerà parte integrante della flora e della fauna marina.

«Il progetto che ho proposto – spiega ancora Motta – è stato preso in considerazione dai biologici e responsabili di siti di immersioni che sono riusciti a ottenere i permessi necessari. Le sculture posizionate in mare saranno fotografate settimanalmente per monitorare l’evoluzione di corrosioni e colori per poter documentare un progetto pilota».

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