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Lo scandalo del liceo di Borgosesia: lavori fermi da 5 anni

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Gli studenti ancora costretti ad andare a lezione a turno all’Itis di Agnona

E’ dal 2009 che il liceo di Borgosesia attende che sia costruita la nuova ala. E invece un nuovo anno scolastico è iniziato e gli studenti sono ancora costretti a fare i turni per seguire le lezioni all’Itis ad Agnona. Una carenza di spazi che avrebbe dovuto trovare soluzione con la realizzazione dei nuovi spazi a fianco dell’attuale istituto.

Invece la palazzina è bloccata da cinque anni al punto in cui si sono fermati i lavori, e non c’è alcun segnale che la situazione possa trovare l’epilogo previsto. Anche studenti e professori hanno accantonato le speranze. Il liceo ha ripreso le lezioni mantenendo l’organizzazione del precedente anno scolastico, considerando che le classi sono sempre ventuno (alle cinque in uscita ne sono entrate altrettante: tre per lo scientifico, una per scienze umane, una per il corso economico sociale) per poco più di quattrocento studenti.

Quotidianamente i liceali di cinque classi raggiungono Agnona, alcuni lo devono fare due volte la settimana. Con la sede centrale gli orari sono sfalsati, in modo da consentire gli spostamenti degli insegnanti. Unica variazione, da quest’anno anche le lezioni di educazione fisica vengono seguite nella palestra dell’Itis e non più al centro sportivo Milanaccio. «Il disagio resta, per studenti e insegnanti, ma ormai abbiamo fatto l’abitudine – commenta il dirigente scolastico Alberto Lovatto -.  Nonostante tutto, siamo sempre riusciti a gestire le difficoltà e garantire un’attività didattica di qualità riuscendo a preparare nel migliore dei modi gli studenti nel loro percorso verso lo sbocco universitario. Un merito che va riconosciuto agli insegnanti, il cui impegno permette di sopperire a una situazione francamente pesante». Oltre alla mancanza di aule per assicurare la piena attività nella sede di viale Varallo, è evidente che una soluzione resta remota. Da quattro anni tutto è fermo, e l’unica novità è stata la pulizia dell’area di cantiere dalla vegetazione che la stava invadendo: «Ormai abbiamo perso la speranza – riconosce Lovatto -. Non vedo alcuna soluzione nell’immediato. Da parte nostra non è rimasto altro che inviare segnalazioni a Provincia, Regione e ministero, per sollecitare uno sblocco. Davanti al protrarsi di una simile situazione, gli stessi studenti non possono certo farsi un’idea positiva di come viene gestita la cosa pubblica».

La nuova ala garantirebbe all’istituto di viale Varallo cinque nuove aule collegate al corpo principale da un corridoio coperto. I ritardi nella costruzione si sono sommati negli anni: il primo appalto non partì nemmeno per il ritiro dell’impresa aggiudicatrice, il secondo permise di portare avanti i lavori per un anno prima che la ditta abbandonò a metà per divergenze economiche con la Provincia, il terzo non si è concretizzato per l’impossibilità dell’ente di sforare il patto di stabilità e quindi di poter finanziare nuove opere.

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