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Scrittore Varallo al Salone del libro: chi è “Sury”

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Scrittore Varallo a Torino: Riccardo Pesatori, in arte Sury, alla kermesse letteraria.

Scrittore Varallo al Salone

Ha viaggiato per quattro continenti per poi approdare in Valsesia. Quella di Riccardo Pesatori, in arte Sury, è una storia tutta in movimento: ragioniere per studi, operaio per professione e scrittore per vocazione, dopo aver viaggiato attraverso quattro continenti ed essersi stabilito in Valsesia, quest’anno è approdato per la prima volta alla prestigiosa esposizione del campo dell’editoria con due dei suoi ultimi lavori. “La luna sta di qua. Breviario di un viaggio”, pubblicato da Pathos Edizioni, e “Il re ubriaco”, della romana Vertigo, sono stati presentati durante la trentunesima edizione della fiera dallo scrittore oggi residente in città. Originario del capoluogo lombardo, classe 1964, ha finora pubblicato sei libri, di cui due di poesie, e a breve ne darà alle stampe un altro nel quale parlerà anche della sua esperienza a Torino. In attesa di trovarlo in libreria, scopriamo chi è “Sury” e cosa vuole raccontare.

Ospite alla trentunesima edizione del Salone del Libro. Com’è andata e cosa si prova a entrare alla fiera da protagonista?E’ difficile spiegare tutte quelle sensazioni, ma sicuramente è stata una scoperta per me, oltre che una tappa fondamentale e un grande passo in avanti. I miei lettori potranno saperne di più attraverso un capitolo tutto dedicato al Salone che sarà presente ne “I ragazzi del mito”, lavoro che ho appena terminato e che uscirà nei prossimi mesi, sempre grazie a Pathos Edizioni.

“Il re ubriaco” e “La luna sta di qua. Breviario di un viaggio” sono i titoli dei romanzi che ha presentato. Di cosa parlano?Il re ubriaco è l’analisi del re contemporaneo dal punto di vista del poeta. I personaggi principali sono tre, il sovrano, il letterato e l’uomo, e interagiscono in un’atmosfera sospesa tra finzione e realtà. Ne “La luna sta di qua”, invece, il viaggiatore d’occidente parla della la propria avventura e si guarda dentro. In un capitolo incontra un agente di commercio (alter ego, così come il protagonista, di Pesatori stesso, ndr) ed entrambi si sentono accomunati dalla loro solitudine, trovando così una nuova amicizia.

A chi si rivolgono i suoi libri?Quello che racconto appartiene a tutti, a ogni ceto sociale. Ho lettori di un po’ tutte le età e il modo di recepire i miei scritti è davvero molto soggettivo.

Quali sono le sue fonti di ispirazione e quanto c’è di autobiografico nei suoi romanzi?In modo più diretto o attraverso metafore, nei miei libri ci sono tutta la mia esperienza, la mia visione della letteratura e della storia contemporanea. A ispirarmi sono la mia vita e la realtà circostante, le diverse generazioni e, non per ultimo, il mondo del calcio.

Squadra del cuore?Milan, nonostante nei miei libri ci sia spazio anche per le vicende bianconere.

Tornando alle sue esperienze di vita, lei ha viaggiato molto. Cosa l’ha spinta a mettersi in cammino e quali sono state le sue destinazioni?Sono partito appena diplomato: volevo conoscere, scoprire, ricercare nuove forme d’arte e di letteratura. Ho attraversato tutta l’Europa in camper nell’arco di sei mesi, ho vissuto in Francia e in Germania; sono stato in Brasile, Thailandia, India, Egitto. Il tutto all’insegna dell’avventura.

E al ritorno? Ogni viaggio mi ha trasformato. Non a caso ne “La luna sta di qua”, nato proprio dal mio girare per il mondo, scrivo che il viaggiatore d’Occidente muore per poi rinascere ogni volta che prende un aereo.

Dall’India a Varallo. Cosa l’ha portata qui?I miei genitori avevano comprato una casa a Rastiglione, nel comune di Valduggia, e in quel periodo stavo vivendo un rapporto un po’ difficile con la mia città, Milano. Avevo problemi di lavoro e me ne era stato promesso uno qua, così mi trasferii, ma venni trattato male e rimasi disoccupato per quattro anni. E’ stato un periodo difficile, tuttavia continuavo a credere che essere scrittore valesse più del fare il direttore di banca, quindi trascorsi quel tempo sempre e solo scrivendo. Ho continuato anche quando ho trovato un nuovo impiego e non ho ancora smesso: scrivo da quando ero tra i banchi di scuola e, nonostante oggi lavori come operaio, vivo per i miei libri.

Lei si firma Sury. Da dove deriva questo pseudonimo?E’ nato nelle Marche, dove facevo il mercato estivo: per anni, infatti, ho venduto maschere di cuoio e bigiotteria. Lì ho conosciuto mia moglie Assuntina. Per il mio nome d’arte ho preso “su” dal suo nome e “ri” dalle prime lettere del mio, Riccardo. Ho però cambiato la “i” in “y” per renderlo internazionale: io stesso mi sento tale, dopo tutti i viaggi che ho intrapreso. “Sury” ricorda anche Surya, nome della divinità indiana che si identifica con il sole.

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