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Serravalle ricorda Susanna, vedova del poeta Angelo Biglia

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La studiosa Piera Mazzone: «Era davvero una di quelle persone “miti che erediteranno la terra”».

Susanna Morandi, vedova di Angelo Biglia, indimenticato storico e poeta serravallese, si è spenta giovedì, all’età di 93 anni. A ricordarla con affetto la studiosa Piera Mazzone:

«Quando la sofferenza ha colmato la misura è giusto accogliere con serenità quell’estrema chiamata: me lo avevi fatto capire spesso in quest’ultimo anno, che per te è stato così faticoso e soprattutto tanto pieno di dolore, tenuto celato nel cuore per non rattristare ulteriormente i tuoi famigliari. Tu Susanna pregavi per tutti: con quelle perle di sofferenza inanellavi rosari.

La tua vita è stata molto lunga: era iniziata in Francia, a Saumane de Vaucluse, dove tuo padre, originario del Lago d’Orta, era andato a lavorare. Al ritorno in Italia ti aspettava la sorte comune a tante ragazze della tua generazione: il lavoro in fabbrica, in Manifattura a Borgosesia, sentito non come un dovere, ma come un privilegio, qualcosa che ti permetteva di essere di aiuto alla famiglia che ti eri formata sposandoti nel 1949 con Angelo Biglia, colui che sarebbe divenuto lo storico e il poeta di Serravalle. Il più grande dolore è stato quel tuo bimbo morto durante il parto, una creatura che non avresti mai dimenticato, la prima che avrai cercato lassù. Due anni dopo era arrivato Rossano sul quale hai sempre riversato tutto il tuo amore di mamma, allargato a sua moglie Cinzia e ai nipoti Michele ed Elisa, che erano sempre nei tuoi pensieri.

Nella tua piccola casa di sposa, di madre, all’ultimo piano di via Baranzano, hai vissuto lunghi anni, cercando di accettare ogni prova che il Signore ti mandava con la Fede. Fino a quando ti è stato possibile le tue mani non sono mai rimaste inattive, ricamavi, lavoravi a maglia e all’uncinetto: quei doni fatti da te con tanto amore li conservo gelosamente. Quando mi vedevi ti illuminavi, hai lenito il dolore quando era morta la mia mamma, mi accoglievi sempre con immutata dolcezza: quante volte ti ho posato la testa in grembo, accogliendo le tue carezze, ma abbiamo anche riso e scherzato insieme, progettando la “vesta par la festa e la mia l’era la pusè bela”.

Mi sussurravi che ormai i tuoi giorni erano troppo lunghi, avevi tante ore in cui pensare, chiusa in un mondo dove i suoni e le voci giungevano ovattati, e pregavi, scusandoti con il Signore se dimenticavi qualcuno. Pochi giorni fa non avevi neppure più voce, ma mi hai dato la tua benedizione. Mi avevi fatto pensare a quella poesia immortale di Ungaretti: “La madre” e ora davvero ti immagino: “In ginocchio, decisa, / Sarai una statua davanti all’eterno, / come già ti vedeva / quando eri ancora in vita /… / Ricorderai d’avermi atteso tanto, / e avrai negli occhi un rapido sospiro”.

Giovedì, giorno di mercato, ero venuta a Serravalle in bicicletta per salutarti, dovendo partire per un paese lontano: non ho fatto in tempo, per strada ho incontrato Rossano che mi ha detto che ti eri spenta all’alba, e così ti ho vista per l’ultima volta, serena, come se finalmente ti fossi abbandonata a un lungo sonno ristoratore, avevi lasciato tra le lenzuola quel corpo, che si era fatto tanto esile e fragile. Era il primo giorno d’autunno: il seme per dare frutto deve morire, Tu, che eri davvero una mite di quelli che erediteranno la terra, mi hai lasciato il ricordo di tanta semplice bontà e generosità e il tocco leggero di un segno di croce per proteggere i giorni a venire».

Susanna Morandi riposa ora nel cimitero di Serravalle.

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