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Servizi postali, appello dei Comuni montani

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Servizi postali, arriva un nuovp appello dei Comuni.

Servizi postali, le richieste

I Comuni montani scrivono a Poste. Una lettera firmata dai Sindaci, protocollata da ciascun Ente, per chiedere nuovi servizi nelle aree interne e nelle terre alte. Non basta infatti la promessa dell’azzeramento dei tagli e delle chiusure, che Poste ha annunciato nel piano Deliver 2022, presentato alcuni mesi fa. I Sindaci vogliono di più. E chiedono più servizi là dove i tagli sono stati fatti negli ultimi dieci anni. Riduzioni di orari di apertura degli uffici e forti limitazioni nella consegna della corrispondenza. Dieci giorni su trenta al mese. Una situazione grave, che genera polemiche, mobilitazioni e anche sfiducia verso l’azienda da parte dei cittadini. I Comuni sono pronti a fare la loro parte. Nella lettera condivisa tra gli Amministratori e proposta da Uncem, i Sindaci chiedono a Poste di investire risorse, visti gli utili di centinaia di milioni di euro degli ultimi esercizi.

Il confronto

Alla Presidente Anna Maria Farina e all’Ad Matteo Del Fante, i Sindaci fanno le loro proposte. Che inviano anche ai vertici di AgCom, CoReCom, ai Parlamentari piemontesi, agli Assessori regionali Valmaggia e Reschigna, ai Consiglieri regionali. Bobbio Pellice, Brovello Carpugnino, Gaiola, Viù, Varisella, Madonna del Sasso, Giaglione, i primi Comuni che hanno scritto a Poste. Per loro e per tutti, punto fermo è la legge nazionale 158/2017 sui piccoli Comuni, che ha definito un nuovo quadro normativo nel quale si deve muovere Poste Italiane nelle realtà più piccole, garantendo pienamente l’attuazione del Servizio universale stabilito dalla norma. “Poste è tenuta a rafforzare le opportunità nei Comuni dove i tagli sono già stati fatti, dove i servizi di distribuzione sono stati portati a dieci giorni su trenta al mese, dove gli uffici postali sono aperti solo due o tre giorni la settimana, dove i postini vengono sostituiti ogni tre mesi e dove i giornali o le raccomandate non arrivano più. Situazioni che non possiamo accettare, che i concittadini faticano a comprendere e che vogliamo siano immediatamente riviste”, spiega Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte. Dal patto fatto con la Regione, con un apposito protocollo firmato in piazza Castello 165 dall’ex Presidente di Poste Italiane Caio, non sono ancora arrivate azioni concrete. Naturalmente, non dovranno essere Regione o Enti locali a metterci dei soldini. Inaccettabile. Neppure come cofinanziamento.

I Comuni impegnano Poste Italiane a integrare i servizi investendo proprie risorse, ad esempio con l’installazione di un Postamat per ogni Comune dove l’ufficio postale è aperto a giorni alterni; con i servizi di tesoreria per i Comuni e per le Unioni montane; con “operatori polivalenti” per ciascun ufficio dei Comuni alpini e appenninici, così da migliorare l’erogazione dei servizi di sportello e di distribuzione; con possibili collaborazioni con Pro Loco, associazioni e Amministrazioni locali per portare negli uffici postali servizi nuovi, turistici ad esempio e promozionali del territorio; con un chiara strategia per l’attuazione dell’Agenda digitale per le Aree interne, in accordo con la Regione. Cinque fronti chiari e definiti. Cinque proposte sulle quli l’azienda dovrà celermente dare risposte ai Sindaci e alle comunità, non certo soddisfatti per quanto Poste Italiane ha fatto finora.

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