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Silvano Pitto: come scrivere i termini dialettali di carnevale

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Dal “Mercu Surot” a “Bal d’la lum”, tante le espressioni che vengono scritte in modo scorretto

Come si scrivono correttamente Mercu Scurot, Bal d’la lum, busecca e tanti altri termini usati quotidianamente nel periodo di carnevale? Ce lo spiega Silvano Pitto, poeta dialettale e scrittore di Locarno.

«Archiviati tutti i più importanti appuntamenti carnevaleschi valsesiani che hanno riscosso il meritato successo, gratificando giustamente chi  generosamente ha dedicato  molta parte del tempo libero, è spontaneo congratularsi con coloro che ancora una volta sono riusciti a mantenere viva la tradizione, dalle città alle frazioni e ai paesini d’alta montagna. Ma proprio in tema di tradizioni sembra che un aspetto non proprio secondario venga abitualmente trascurato o per lo meno sottovalutato: intendo riferirmi all’aspetto linguistico, cioè all’uso del dialetto nell’indicare gli appuntamenti, soprattutto quelli di maggior richiamo, a partire dal famoso “Mercu” borgosesiano. Mentre sugli opuscoli ufficiali c’era scritto “Mercu Scûrot”, sui giornali locali mi è capitato di trovare più sovente la forma “Mercu Scurot”, dove  quella “u” troppo italiana di “Scurot” non corrisponde di sicuro alla pronuncia dei borgosesiani e dei vari cilindrati che l’hanno festeggiato. Sono andato a chiedere lumi al poeta borgosesiano Alga e ho riscontrato che  abitualmente scriveva “Scûrot”, mentre altri in varie occasioni  hanno scelto la grafia “Scùrot” a  significare comunque che quella non è una “u” normale.

Questa benedetta “u” che noi valsesiani pronunciamo “alla francese” meriterebbe una grafia  adeguata anche quando usiamo un altro vocabolo, che è tanto caro ai varallesi. Ci è infatti capitato di leggere che a Varallo si è tenuto il più antico veglione in maschera della Valsesia, il “Bal dla Lum” ed è stata assegnata la “Lum d’argento”. Spesso, anche in passato, questa è stata la grafia, ma pure in questo caso l’Alga scriveva “Lûm”. Una proposta potrebbe essere quella di accogliere la trascrizione fonetica raccomandata già molti anni fa dal Comitato organizzatore dell’Incontro biennale di Poesia dialettale Valsesiana – Pinet Turlo, cioè  di scrivere queste “u” con la dieresi ( ü ) come del resto già usavano in tante occasioni Varchiggiu, El Raffa, Vigna, Fulëtt  e come usano tutt’oggi Giorgio Salina, Primo Vittone, lo studioso Gianni Molino  e ancora altri poeti.

Scriveremo pertanto: Lüm il simbolo del Carnevale di Varallo, Cassü l’arnese da cucina emblema del Mercu Scürot, Büsecca l’italiana busecca, ‘nsücràa” la “micca” distribuita a Varallo nella “Giurnàa dla Lëgna”,“Düghi” gli abitanti di Varallo Vecchio, la “Trüna” di Giuan Bacèja di Grignasco. E alla italianizzata “Giobiaccia” varallese sarebbe da preferire la “Giubiaccia” di Grignasco, Quarona, Scopa, Campertogno decisamente più rispondente alla parlata dialettale, così come la “Veggia Pasquëtta” dovrebbe spuntarla sulla “Veggia Pasquetta”che ci riporta al Lunedì di Pasqua.

Ci è capitato pure di leggere di manifestazioni non solo carnevalesche svoltesi “n’tla stràa” o “n’tla piassa” dimenticando la regola dettata dal Tonetti: se alla preposizione “an” segue l’articolo, si muta in “ant la” senza alcun apostrofo. Allargando per un attimo il discorso su altre equivocità e incertezze molto diffuse, si potrebbero citare numerosi  esempi. A chi è interessato a trovare suggerimenti per scrivere e leggere testi nel nostro dialetto consiglio il noto Dizionario del dialetto valsesiano di Federico Tonetti, in parte ancora valido; un altro studio è quello di G. Molino e A. Romano “Il dialetto valsesiano nella media Valgrande”; parimenti, per alcuni aggiornamenti o per risolvere alcuni dubbi rimando alla Grammatica della Lingua Piemontese di Brero-Berodatti e al Dizionario piemontese del Gribaudo. Questi  due ultimi volumi potrebbero essere un utile riferimento per risolvere alcune discrepanze tra i testi valsesiani. Aggiungo infine le proposte per una grafia normalizzata, stilate recentemente dalla Società Nuova Piemontese, che da anni si sta impegnando presso le Scuole elementari del Piemonte».

Silvano Pitto

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