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Tiramani: dopo 1471 giorni sono uscito dall’incubo Rimborsopoli

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Il politico borgosesiano racconta la sua vicenda: «E’ stato Buonanno a convincermi a non lasciare»

Ha contato i giorni: 1471. Da quando è stato iscritto nell’elenco degli indagati a quando è arrivata la sentenza di assoluzione. Dopo quattro anni l’ex consigliere regionale Paolo Tiramani, oggi assessore a Borgosesia, è uscito dal tunnel di Rimborsopoli. Il processo si è concluso con dieci condanne, fra loro il vercellese Alberto Cortopassi (a due anni e un mese), per le spese che non potevano essere riferite a una normale attività politica. Con Tiramani assolto anche l’ex governatore Roberto Cota. La sentenza del tribunale è destinata ad avere effetti anche in ambito amministrativo locale considerato che fra poco più di sei mesi i borgosesiani dovranno andare alle urne per l’elezione di sindaco e consiglio.
 
L’accusa chiedeva due anni e quattro mesi, è arrivata l’assoluzione: è l’epilogo che si aspettava?
Si, perchè come ho sostenuto sin da subito ero certo di aver seguito le regole. Non ho ricevuto rimborsi per spese personali, neppure rimborsi abnormi, era tutto in regola e autorizzato dai funzionari. Sono convinto che l’inchiesta nei miei confronti non avrebbe nemmeno dovuto nascere.
 
In diversi hanno patteggiato, lei ha scelto di andare a dibattimento, una strada che si è rilevata giusta…
Non ho voluto patteggiare perchè ero sicuro di essere nel giusto. Con l’avvocato novarese Katia Loro abbiamo dimostrato che tutte le spese erano in regola. Mi sono stati contestati tutti gli scontrini, indistintamente, e abbiamo motivato ogni spesa. Mi si contestava l’ubiquità, per scontrini battuti nello stesso momento in due luoghi differenti, e abbiamo documentato che si trattava di rimborsi per le spese sostenute dai miei collaboratori. Non c’era nulla da nascondere. Mi spiace solo che ci siano voluti più di quattro anni per provare tutto.
 
Ha temuto un esito diverso?
Sapevo di non aver commesso illeciti, mi preoccupava però l’eccessivo interesse mediatico che si è riversato sul caso. Soprattutto a Torino si è creato un clima di terrore, di caccia alle streghe: questo clamore mi ha fatto temere che si potesse andare in una direzione opposta. Capisco chi ha scelto di patteggiare, per liberarsi subito di un fardello opprimente, perchè per me sono stati quattro anni allucinanti. E con tanti dubbi…
 
Ossia?
C’è stata una notevole disparità: alcuni partiti ne hanno beneficiato, altri sono stati vessati. Per analoghe situazioni consiglieri di altri partiti sono stati subito prosciolti. Io ho dovuto attendere 1471 giorni.
 
Chi le è stato vicino?
L’appoggio più prezioso l’ho avuto da mia moglie e dai miei genitori. E ho capito chi sono i veri amici, da colleghi a comuni cittadini che mi hanno sempre sostenuto.
 
Non sono mancati gli attacchi…
Da quando è iniziata l’inchiesta ho ricevuto lettere anonime, insulti telefonici, addirittura una molotov esplosa nel giardino di casa. In tanti mi hanno attaccato e hanno speculato per trovare vantaggi politici, sia a livello locale, che provinciale e regionale. Ora dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza. Ma non voglio pensarci, voglio guardare avanti e tenermi fuori dalle polemiche.
 
L’inchiesta ha avuto conseguenze sulla sua carriera politica?
Certamente, basta pensare che non mi sono più candidato in Regione. E c’è chi ha pagato un prezzo pesante, penso a Cota che aveva una carriera lanciata e pur uscendone pulito ha subito un danno d’immagine incalcolabile.
 
Mai pensato di abbandonare la politica?
L’intenzione mi è venuta. Pensavo di chiudere: è stato Gianluca Buonanno a spingermi a resistere, a guardare avanti a testa alta senza badare agli attacchi. Mi ha dato un forte supporto morale, anche volendomi al suo fianco due anni fa quando è stato eletto sindaco.
 
E il prossimo anno ci sono alcune elezioni…
Ho accettato un incarico importante, come guida provinciale di Lega Nord, ed è su quello che mi sto concentrando. Non voglio pormi obiettivi personali, l’interesse primario è far crescere la Lega in provincia di Vercelli e confermarci nelle tre città valsesiane in cui si va al voto, Borgosesia, Varallo e Serravalle, seguendo la linea tracciata da Buonanno.
 
Almeno un pensierino a Borgosesia lo sta facendo?
Al momento è prematuro. Si faranno le valutazioni e prenderanno le decisioni insieme al gruppo con cui da sette anni stiamo amministrando la città.