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Uncem: «Contro la crisi idrica una diga in ogni valle»

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E in Valsessera il pensiero va all’invaso sul Sessera

La crisi idrica in atto rende evidente la necessità di una migliore pianificazione dell’uso della risorsa idrica in tutto il Piemonte. Le Alpi sono il naturale e più grande bacino di approvvigionamento d’Europa e il loro ruolo, a garanzia del servizio ecosistemico, deve essere riconosciuto non solo ai fini di conservazione del bene acqua, piuttosto per una migliore gestione dell’oro blu con tutti suoi utilizzi. “È inammissibile che una regione come il Piemonte rilasci nel Po, senza nessun utilizzo, ben 7 dei 13 miliardi di metri cubi d’acqua che produce e immagazzina”, afferma Lido Riba, presidente dell’Unione dei Comuni e degli Enti montani.
 
Uncem ha da tempo insistito sulla necessità di programmare, con un interventi pubblico-privati, la realizzazione di piccoli invasi – dai 2 ai 10 milioni di metri cubi d’acqua – in ciascuna vallata, capaci di garantire l’uso plurimo della risorsa: uso potabile, produzione idroelettrica, rilascio estivo per agricoltura, irrigazione di pascoli in quota con sistemi a caduta. Senza contare l’importanza strategica in caso di incendi e calamità, oltre al ruolo turistico, il richiamo attrattivo di nuovi laghi artificiali di piccola dimensione che, con opportune collaborazioni tra Comuni, Unioni montane e privati, possono diventare vettore di nuovi flussi turistici, grazie alle molteplici attività ludico-sportive attivabili. Sono diverse le valli alpine piemontesi che da anni si sono attivate in questa direzione: il monregalese con Serra degli Ulivi ad esempio, o la Val Maira. “Serve una strategia, una mappatura delle opportunità in tutto il Piemonte – prosegue Riba – Non servono progetti di enorme dimensione, impattanti e contrastati dall’opinione pubblica. Bensì opere molto più piccole, che permettono un ritorno di parte dell’investimento. La crisi idrica e anche l’emergenza per l’assenza neve impongono che questo tema non sia derogato”.
 
“La corretta pianificazione di piccoli invasi – sottolinea Lido Riba, presidente Uncem – rientra nel lavoro che a Roma il Parlamento e il Governo stanno facendo per definire il pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali. Chi utilizza deve riconoscere un corrispettivo a chi produce il bene, l’acqua in questo caso. Così l’oro blu può essere efficacemente gestito e organizzato, senza sprecare 7 dei 13 miliardi di metri cubi del Piemonte. Vale per acqua, ma anche per foreste, prato pascolo, ambiente, paesaggio. Hanno un valore, i territori montani lo garantiscono. Come già avviene con il ‘fondo Ato’ sull’idropotabile, unico esempio di ‘pagamento’ del servizio esistente in Italia, così deve essere per il resto. Superiamo così la logica dell’assitenzialismo, garantendo risorse naturali certe all’intera collettività”.
 

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