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Valsesiani feriti nell’inferno di piazza San Carlo

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«Un boato, poi la folla che ci veniva addosso»

Anche alcuni valsesiani sono stati travolti dall’onda di panico sabato sera durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Tra questi c’era anche Francesco Carrara, giovane di Boccioleto che si trovava nel capoluogo piemontese in compagnia di alcuni amici e della fidanzata. «Era iniziato il secondo tempo da una trentina di minuti quando abbiamo sentito un boato e, a seguire, il rumore di qualcosa che cadeva a terra e che abbiamo poi scoperto essere una ringhiera – racconta Carrara -. Eravamo in mezzo alla piazza e in un attimo siamo stati travolti dalla folla che scappava. E’ stata un’esperienza terribile, si sentiva un rumore simile a quello degli zoccoli dei cavalli. Io sono caduto a terra, i miei amici sono corsi via. Per fortuna non sono stato calpestato dalla gente in fuga».

Scappando i tifosi presenti in piazza hanno perso di tutto: cellulari, portafogli, borse, anche scarpe. Per terra c’era un tappeto di vetri, in frantumi c’erano centinaia e centinaia di bottiglie di birre. «Cadendo a terra mi sono ferito una mano – prosegue Carrara -, ma peggio è andata alla mia ragazza: indossava i sandali e per via dei vetri si è tagliata un tendine e dovrà essere operata. E’ stata portata insieme agli altri feriti in piazza Carignano e poi trasferita in ospedale; la prognosi è di almeno un mese. Sono invece rimasti illesi i miei amici, che ho ritrovato dopo ore».

In quell’inferno Carrara ha perso il cellulare, quando la situazione è tornata alla normalità e tornato nel posto in cui era a guardare la partita e l’ha ritrovato, un po’ malconcio ma funzionante. Un gruppo di ragazzi ha invece ritrovato la borsa della fidanzata e con una telefonata si sono accordati per la consegna. A generare il panico è stata la paura di un attentato. «Quel boato iniziale è stato sentito indistintamente – prosegue Carrara -, sul subito ho pensato a un colpo di pistola, qualcuno gridava “E’ una bomba, è una bomba”. Da lì in poi è stato un vero inferno, non dimenticherò mai l’esperienza dell’avere uno tsunami di persone che ti corre incontro. A terra chiedevo aiuto per rialzarmi, ma chi c’era lì vicino era nel panico. Non sapevamo cosa stava succedendo, è stato terribile. Un’esperienza che sicuramente ci segnerà anche in futuro: avremo ancora la voglia e il coraggio di andare in un posto pubblico così affollato, magari a un concerto? Al momento non saprei dare una risposta a questa domanda».

Alla fine i feriti saranno quasi 1.600, la maggior parte di questi si sono tagliati per via delle bottiglie di vetro spaccate, ed è polemica sul fatto che ne sia stata permessa la vendita. Due donne e un bambino sono ricoverati in rianimazione in gravi condizioni. Intanto la procura della repubblica di Torino ha avviato un’indagine per fare luce sulle cause e sulle eventuali responsabilità di quanto successo.

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