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Cronaca

Per la morte di Matilda si arrendono anche i periti

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E’ impossibile capire la frase che venne pronunciata dalla madre della piccola in auto dopo l’interrogatorio in procura

Nessuno saprà mai cosa disse in auto Elena Romani, dopo essere uscita dall’interrogatorio in procura. Anche il consulente nominato dal giudice si è arreso. Impossibile “pulire” il nastro dai rumori di sottofondo. Per la difesa di Antonio Cangialosi, che ora si trova sul banco degli imputati con l’accusa di omicidio colposo della piccola Matilda di appena 22 mesi, quella era la prova in cui la mamma della piccola si “auto accusava”.

La registrazione venne fatta sentire più volte anche in Tivù dopo la morte della piccola avvenuta nella villetta di Roasio nel luglio di 11 anni fa. Il pool difensivo formato da Sandro e Andrea Delmastro, legali di Cangialosi, ha sempre ritenuta che quella fosse una ammissione di colpa. Proprio per questo quando il proprio assistito è stato rinviato a giudizio è stata chiesta una perizia sulle intercettazioni ambientali. Le frasi erano state raccolte da una spia piazzata sull’auto della Romani, in sottofondo c’era una canzone di Laura Pausini e vari rumori della strada. Gli esperti del Racis dei carabinieri avevano riportato la frase: «Mati, aiutami, non posso pagare per una cosa che non volevo fare». Ma un’altra interpretazione aveva trascritto la frase: «Non posso pagare per una cosa che non ho fatto».

Il giudice del tribunale di Vercelli per due volte ha chiesto a un tecnico di poter pulire i nastri anche alla luce delle moderne tecniche ed estrapolare la frase. Ma il perito dopo vari tentativi è arrivato alla conclusione che non si è potuto pulire il nastro dai rumori di fondo e ottenere un risultato oggettivo di ciò che effettivamente venne pronunciato da Elena Romani nell’abitacolo della sua auto.

Il processo a carico di Antonio Cangialosi sarà celebrato l’1 dicembre, l’ex bodyguard che era il compagno della madre della piccola Matilda all’epoca dei fatti è sempre rimasto fuori dal processo. Anche undici anni fa il gip non lo rinviò a giudizio. Nel frattempo sotto i riflettori era finita Elena Romani che però è stata scagionata in tutti e tre i gradi di giudizio. Ora la procura ha mandato sotto processo Cangialosi, a suo carico però in tutti questi anni non sono emerse nuove prove. Il procedimento si svolge con il rito dell’abbreviato. Proprio l’1 dicembre potrebbe arrivare già la sentenza, si procederà alla discussione finale e alla dispositivo del collegio giudicante. Il giudice non ha ammesso altre richieste presentate da accusa e difesa.

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