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Guerre di confine per gli orari dei videopoker

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A Roasio e nel Vercellese non ci sono vincoli sull’utilizzo delle slot machine: e così a rimetterci sono i locali del Biellese, dove la prefettura ha imposto vincoli da rispettare

Le slot machine dividono il Vercellese e il Biellese. A Roasio e in generale nel Vercellese non ci sono vincoli sull’utilizzo dei videopoker: e così a rimetterci sono i locali a confine del Biellese, dove invece la prefettura ha imposto determinati vincoli da rispettare. E così i primi cittadini biellesi si trovano in una situazione delicata: costretti a tenere conto delle disposizioni del questore, ma allo stesso tempo non possono mettersi contro i propri pub che utilizzano le slot.

 Tutto è partito da Brusnengo con il sindaco Fabrizio Bertolino costretto a osservare la disposizione del questore. Inizialmente l’ordinanza vietava di tenere accesi gli apparecchi al mattino e al pomeriggio. La questione ha fatto sobbalzare i bar e locali del paese che dispongono delle slot machine, i titolari hanno fatto notare che a Roasio non c’è alcun vincolo e così i loro clienti si riversavano nel centro vercellese a giocare. Da qui la marcia indietro del sindaco che ha deciso di imporre l’ordinanza, ma un po’ più morbida, vietando l’accensione solo al mattino presto e la sera tardi. «Non potevo andare contro ai miei esercenti – fa notare Fabrizio Bertolino -. Non abbiamo sale slot in paese, ma alcuni bar tengono queste macchinette che alla fine servono per pagare la bolletta della luce, insomma è comunque una entrata». E sulle slot in generale aggiunge: «So bene che è un problema, ma dovrebbe essere lo Stato a regolamentarne in modo uniforme il funzionamento su tutto il territorio senza creare conflitti o concorrenza». Con Brusnengo che è diventato più permissivo, anche il Comune vicino di Masserano ha dovuto rivedere l’ordinanza con il sindaco Sergio Fanotne che ha “copiato” il documento del collega. Tutta colpa dei Comuni del vercellese dunque? Non di certo, ma davanti allo Stato che non dà regole uniformi è normale che tra i paesi confinanti delle varie province si crei una “guerra all’ultimo giocatore”. Proprio come capitato a Brusnengo dove i clienti-giocatori vista l’ordinanza hanno preso l’auto e superato il confine per continuare a gettare monetine dentro le macchinette sperando prima o poi di centrare la vittoria che raramente arriva. E ai sindaci, per non danneggiare troppo i propri locali, non resta altro che adeguare le ordinanze.