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Insegnanti condannati a restare precari: in Valsesia sono decine

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Domani lo sciopero nazionale

Anche in provincia di Vercelli domani sono attesi scioperi degli insegnanti contro il precariato. Sono più di cento i diplomati magistrali che rischiano il posto di lavoro in Valsesia e nelle zone limitrofe, circa trecento solo nella provincia di Vercelli. E’ questo quanto si profila dopo una recente sentenza del Consiglio di Stato che impedisce agli insegnanti diplomati di essere inseriti nelle graduatorie che permettono l’assunzione; potranno infatti far parte solo di quelle utilizzate per le supplenze. Un provvedimento che tocca molti insegnanti che già stanno lavorando. Persone che magari, dopo 10, 15 anni di precariato, a 30, 40 anni, vedono sfumare la prospettiva di avere un lavoro stabile, e spesso progetti di vita.

Da notare che negli ultimi anni altre cinque sentenze, sempre del Consiglio di Stato, avevano al contrario inserito i diplomati nelle graduatorie a esaurimento (quelle utilizzate per le assunzioni in ruolo); la sentenza di dicembre, definitiva, invece smentisce le decisioni precedenti. Ha a che fare con la graduatoria che avrebbe deciso chi sarebbe stato assunto prima e riguarda due fasce di docenti della scuola d’infanzia: da una parte circa sessantamila persone in tutta Italia con il diploma che erano state inserite nelle graduatorie a esaurimento (cioè i maestri e le maestre che insegnano nella scuola con il vecchio titolo ottenuto entro il 2001) e dall’altra tutti gli aspiranti maestri d’infanzia, laureati, già esclusi dalle assunzioni della “Buona scuola”.

Contro la sentenza, le associazioni che difendono i precari hanno organizzato una manifestazione nazionale per l’8 gennaio a Roma davanti al Miur. Alla protesta aderirà anche il gruppo spontaneo sorto in provincia di Vercelli, allargato a tutto il Piemonte, e presieduto da un’insegnante valsesiana, che preferisce mantenere l’anonimato.

Nel frattempo il gruppo locale ha anche inviato una lettera al ministero: «Così facendo – si legge – allineandosi con il Miur, il Consiglio di Stato si renderà complice del più grande licenziamento di massa di noi diplomati magistrali. Siamo circa 60.000, la maggior parte con tanto di laurea appesa alla parete. Molti insegnanti, dopo 10-15 anni di precariato, hanno superato brillantemente un duro anno di prova firmando un contratto a tempo indeterminato che, grazie a questa decisione, ora vale meno della carta straccia. Tanti altri, invece, sono stati costretti a lasciare un posto sicuro nella scuola paritaria per evitare di essere depennati dalla graduatoria. Chi è entrato in ruolo nell’anno scolastico 2015/2016 non ha potuto accedere al concorso 2016 poiché le istanze on line li considerava già a tutti gli effetti personale a tempo indeterminato e non permetteva di compilare l’iscrizione al concorso. E ora? Come contentino ci permettono di terminare l’anno scolastico e poi ritorneremo precari nelle graduatorie di istituto a far supplenze, impedendo così la continuità didattica con i nostri bambini». Una sentenza, dicono gli insegnanti, che crea disparità di trattamento tra i diplomati magistrali che hanno ottenuto il ruolo definitivo e coloro che se lo vedono strappare via, costretti a ritornare precari. «La normativa europea sostiene la stabilizzazione dei precari con più di 36 mesi di servizio, ma il governo in carica lo ha sempre ignorato e ha partorito la tanto discussa legge 107, nata perchè l’Italia fu minacciata di essere sanzionata per eccesso di reiterazioni dei contratti a termine annuali, circa 190.000. Anziché stabilizzare i diplomati magistrali, ha stabilizzato tutti tranne coloro che ne avevano diritto: con la “Buona Scuola” sono stati assunti docenti che non hanno mai messo piede in una classe». I magistrali promettono battaglia: «Per i risarcimenti, e i contribuenti dovranno sborsare fior di milioni di euro per la mancata stabilizzazione che la stessa Europa ha imposto o meglio, stabilizzazione dataci da un Consiglio di Stato che si è rimangiato la parola facendoci adesso appellare in Cassazione e alla Corte europea per i diritti dell’Uomo». L’insegnante poi aggiunge: «Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia, è solidale con noi in quanto tiene alla continuità scolastica dei suoi piccoli cittadini».