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Salumificio Franchi: nessuno perde il posto, ma tutti devono fare il part time

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L’accordo raggiunto per salvare l’occupazione

È stato trovato un compromesso per salvare l’occupazione al salumificio Franchi di Borgosesia. Per tutti i 39 lavoratori l’orario è stato ridotto: dalle 40 ore settimanali si scende alle 36, 32 fino alle 24. E’ questo l’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra i sindacati e l’azienda per far fronte ad un periodo, quantificato in un massimo di 18 mesi, in cui andrà a regime il piano di rilancio. Pertanto è stata anche ritirata la procedura di mobilità avviata per nove lavoratori. L’azienda con le nuove disposizioni di legge non poteva più far ricorso ai contratti di solidarietà, in scadenza la prossima settimana. In assenza di ammortizzatori sociali, Franchi avrebbe dovuto ricorrere ad ulteriori licenziamenti. Giusto un anno fa c’era stato un taglio di personale consistente, che ha riguardato ben 12 dipendenti.

«Il ricorso al part-time per tutti i dipendenti – dice Enrico Pagnoni, segretario provinciale degli alimentaristi Cgil – era l’unica strada percorribile. Ci saranno tre fasce di riduzione di orario a 36, 32 e 24 ore alla settimana, con la conseguente riduzione di stipendio. E’ stato però fissato un minimo salariale garantito di mille euro mensili». Con l’attuale contratto di solidarietà, applicato con la massima riduzione possibile, pari al 60%, gli stipendi si aggiravano sui 1100, 1200 euro. La fascia numericamente più consistente è costituita dai lavoratori a 24 ore settimanali, una dozzina, mentre a pochissimi è stata applicata una riduzione di quattro ore (il contratto prevede 40 ore lavorative settimanali). L’accordo si chiuderà il 31 dicembre del 2018. «E’ una situazione completamente inedita – commenta Pagnoni -. Per la prima volta ci siamo trovati a discutere di una ristrutturazione aziendale in assenza di ammortizzatori sociali. Per questo abbiamo dovuto trovare un’alternativa per salvaguardare l’occupazione. L’azienda ha comunque investito per il recupero di fasce di mercato, puntando sull’estero. Nelle previsioni il piano però andrà a regime non prima del 2019». Nel 2016 l’azienda di via Montrigone era stata ricapitalizzata in seguito all’ingresso del nuovo socio Alessandro Gabetti, ma non era stato sufficiente a far sparire i problemi. Era almeno dal 2010 che venivano utilizzati gli ammortizzatori sociali e con l’inizio del 2017 la possibilità di proseguire con la cassa integrazione ordinaria era venuta meno; per questo si erano adottati i contratti di solidarietà.

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