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“Boicottare il Piano di assistenza territoriale non aiuta a difendere l’ospedale di Borgomanero”

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Per l’assessore regionale alla sanità, “Bloccare il piano sarebbe un’operazione contraria agli interessi del territorio e dei cittadini, che farebbe prevalere la visione ‘ospedalocentrica’ a scapito del potenziamento dei servizi”. 

“Ai sindaci dell’alto Novarese, preoccupati per il futuro dell’ospedale di Borgomanero, dico che nulla è cambiato rispetto alla programmazione della rete ospedaliera piemontese approvata dalla Regione Piemonte a novembre 2014 e recepita dal tavolo ministeriale romano come passaggio indispensabile per poter portare il Piemonte fuori dal piano di rientro dal debito sanitario. Mi appello al loro senso istituzionale per chiedere di non confondere la questione posti letto di Borgomanero con la grande scommessa che tutti i sindaci del Piemonte sono chiamati a compiere insieme a noi per avviare dal 2016 la rete di assistenza territoriale”.

Così l’assessore regionale alla sanità, Antonio Saitta, in merito alle recenti prese di posizione dei sindaci di Borgomanero e Arona, Anna Tinivella e Alberto Gusmeroli. I due amministratori si sono detti conviti che il Piano di assistenza territoriale, così come è stato concepito, “porterebbe a un irreversibile impoverimento dell’offerta sanitaria ospedaliera e assistenziale a un’Asl, quella di Novara, già molto penalizzata: la quota pro capite riconosciuta è la più bassa in Piemonte. Si pensi invece che a Borgomanero si rivolgono anche cittadini di altre Asl, come quelli di Romagnano Sesia o di Orta”.

Saitta, dal canto suo, rinvia a quanto è stato fatto nel corso degli ultimi diciotto mesi. Parla di “un lavoro difficile e impopolare”, ma indispensabile per ottenere, a fine novembre, la certificazione che il Ministero dell’Economia e quello della Sanità cancelleranno, dal 1 gennaio 2016,  il nome del Piemonte dall’elenco delle Regioni sottoposte a piano di rientro per il debito sanitario.  “Fino a quel giorno – precisa Saitta – nulla delle azioni programmatorie deliberate finora può essere modificato o corretto, pena il nostro permanere nell’elenco delle Regioni in maglia nera. E questo nessuno di noi amministratori della cosa pubblica può volerlo!”.

L’assessore regionale chiede ai sindaci di pazientare: “La revisione della rete ospedaliera varata lo scorso anno applica i parametri del Patto per la Salute e del decreto Balduzzi per quanto riguarda classificazione degli ospedali, numero di strutture complesse e posti letto, e fino a quando siamo in piano di rientro non è un provvedimento modificabile. Allo stesso modo la quota capitaria assegnata dalla Regione Piemonte all’Asl di Novara: sono assolutamente convinto che si debbano privilegiare le Asl e le Aso che non sono in deficit rispetto a quelle che assorbono oggi la maggior parte delle risorse, ma anche questo non è un tema che si possa affrontare in questo frangente”.

Dunque tutto in standby fino a fine mese: “Se per allora avremo conseguito il grande risultato di cancellare cinque anni di piano di rientro, potremo insieme prospettare azioni di sviluppo nel prossimo futuro. Bloccare il piano sarebbe un’operazione contraria agli interessi del territorio e dei cittadini, che farebbe prevalere la visione ‘ospedalocentrica’ a scapito del potenziamento dei servizi quali assistenza domiciliare, diagnostica domiciliare, continuità assistenziale. Il  PAT è uno strumento indispensabile per dare gambe a tutta una serie di azioni sulle quali ci eravamo impegnati e mi piace a titolo di esempio citare che ad Arona avevo concordato con i sindaci l’avvio dell’Hospice.  Non voglio credere che si voglia compromettere tutto questo in nome di rivendicazioni localistiche”.

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