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Rossa le ceneri del partigiano Giulio Quazzola deposte al Fej
Rossa le ceneri del partigiano Giulio Quazzola al Fej: esaudite le sue ultime volontà.
Rossa le ceneri al Fej
L’ultima dimora di Giulio Quazzola sarà all’alpe Fej. Era un suo desiderio e domenica scorsa la famiglia e gli amici hanno portato a termine le sue volontà. Era l’ultimo testimone dell’eccidio avvenuto proprio al Fej, in tutti questi anni ha raccontato gli anni terribili della guerra. Il sindaco Alex Rotta sulla sua pagina Facebook commenta: «Abbiamo salutato il nostro cittadino onorario Giulio Quazzola che riposerà all’alpe Fej dove nel novembre 1944 ha visto morire molti compagni partigiani. Lo ricorderemo con lo stesso affetto con cui lui ha sempre avuto per la comunità di Rossa che tanto ha fatto per aiutare la Resistenza nella Guerra di Liberazione.. Per volere dei famigliari la cerimonia è stata molto intima e raccolta .. Ciao Giulio!». Anche l’ex sindaco Gian Paolo De Dominici ha voluto ricordarlo: «Ciao Giulio, credo che ora sei veramente felice! Vola libero coi tuoi compagni. W la libertà».
Nella Resistenza
Giulio Quazzola, classe 1928, è mancato a novembre 2020. Aveva espresso la volontà che le sue ceneri venissero sparse all’alpe Fej, appena il tempo e le normative anti Covid lo hanno consentito i famigliari lo hanno accontentato.
A soli 16 anni sapeva già da che parte stare. Nel giugno del ’44 raggiunge il fratello partigiano in Valsesia, nella 84ª Brigata Garibaldi Strisciante Musati. Equilibrato, modesto, coraggioso, gli viene affidato il comando di una squadra di dodici uomini.
Sopravvissuto all’eccidio dell’alpe Alpe Fej, del 7 novembre di quello stesso 1944, partecipa da protagonista ad azioni contro le armate nazifasciste, porta il suo contributo determinante alla battaglia di Romagnano.
“Non sono un eroe”
Nei suoi racconti non c’è mai stata l’esaltazione della violenza e della guerra, sempre si schermiva «non sono un eroe, sono stato fortunato»; piuttosto ricordava la paura del primo scontro a fuoco, con un mitragliatore più grande di lui, la fame il freddo, la durezza della guerra. In questa situazione ostile e dolorosa ha trovato il conforto dei compagni di lotta, «fratelli», come li chiamava. Aveva ricevuto la cittadinanza onoraria del Comune di Rossa, a testimonianza di quanto ancora era amato e ricordato. Anche nella fatica degli ultimi tempi, lo sguardo si illuminava quando poteva ricordare quei mesi di Resistenza nella sua Valsesia.
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