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Valduggia ricorda Pietrantonio Fattore, morto a 91 anni

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Valduggia ricorda Pietrantonio: abitava in paese fin dagli anni Cinquanta.

Valduggia ricorda Pietrantonio

La scomparsa di Pietrantonio Fattore ha destato profondo cordoglio a Valduggia. Aveva 91 anni. Si era trasferito a Valduggia negli anni Cinquanta, da Miglionico in provincia di Matera, insieme alla moglie Annamaria. Dal matrimonio sono nate le figlie Graziella e Antonella. Il funerale è stato celebrato nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, dal parroco don Lorenzo Rosa e da don Dante Airaga.
A ricordare Fattore è Maria Augusta Galletti, scrittrice valsesiana, autrice di “Orecchini di ciliegie” e “Cavallucci di creta”: «Durante la celebrazione del funerale, don Dante ha ripercorso gli anni Cinquanta quando Pietro, con altri suoi compaesani di Miglionico, era venuto a Valduggia inseguendo un miglioramento di vita e, superata la diffidenza che aleggiava in quel periodo per la mancata conoscenza della reciproca cultura, Pietro ha saputo farsi rispettare per il suo impegno lavorativo creando benessere e sicurezza per la sua famiglia che, allargandosi, è sempre stata amorevole nei suoi confronti, come verso la sua fedele moglie Annamaria, che forse ancora lo aspetta. Ciao Pietro, se puoi, col tuo piglio sorridente e risoluto contribuisci da lassù a far filtrare qualche raggio di sole a illuminare le menti in questi momenti d’Apocalisse, affinchè tutti possano vivere in pace».

Il libro

Il periodo in cui Fattore, così come molte altre famiglie, lasciò il paese d’origine per trasferirsi a Valduggia, è tratteggiato nel libro “Cavallucci di creta” (con sottotitolo “Danza di ricordi sul colle di Miglionico, tra case bianche e castelli”) che Galletti scrisse nel 2012. Di seguito, alcuni estratti dai capitoli dedicati agli anni dell’emigrazione:
«A Valduggia, le case di ringhiera, negli anni ’50, si riempivano di forestieri risalenti, prevalentemente, dal nostro meridione.
Mentre il gelo attanagliava la notte invernale, accadde che un camion, col carico di una famiglia che comprendeva anche un bambino di pochi mesi infagottato tra le braccia della propria madre in attesa di ospitalità dai conoscenti, era arrivato sulla piazza di Valduggia. Gaudenzio Ferrari, il famoso artista che lì ebbe i natali – e cose ne aveva viste… specie mentre dipingeva le cappelle della Nuova Gerusalemme al Sacro Monte di Varallo cinquecento anni prima – ebbe a commuoversi tanto che, al pallido sole del mattino seguente, vennero notati rigagnoli di lacrime che, dai suoi occhi di pietra, scendevano lungo il rigido mantello, gocciolando sul piedistallo di marmo.
Arrivavano con la valigia di cartone piena di speranza nel migliorare economicamente la propria esistenza. E si aiutavano. Molti hanno saputo crearsi le sicurezze che cercavano».

Le origini

«Queste convivenze di culture diverse, dapprima curiose, divennero problematiche per la difficoltà di adattamento di entrambi, poi, il passare degli anni e l’approfondimento della conoscenza avrebbero limato le divergenze nel rispetto reciproco. E col riconoscimento del contributo lavorativo che generava sviluppo sul territorio. L’abbandono del proprio paese, al sud, sembrava cosa inevitabile anche per sottovalutazione della potenzialità di mercato dei frutti della terra. Il lavoro, nonostante la Riforma Fondiaria, non garantiva una ricompensa adeguata per i coltivatori diretti, anche a causa dei numerosi passaggi per arrivare ai consumatori. Oltre ai tanti mestieri che non venivano valutati nella giusta misura.
Con il passare del tempo, si farà sentire il desiderio di recuperare il rapporto con le proprie origini, nella terra desolata che la nostalgia rendeva migliore. E laggiù, attorno alle mura del castello, i vacanzieri originari o i cosiddetti reduci (quelli ritornati definitivamente), si confronteranno con le loro storie, trasformandole in commedia o dramma: racconti che sanno di travagliate esperienze, di scontri culturali, vittorie e vicissitudini penose che ingenerano malinconie. Ma anche ironie spassose. Intanto dalla sommità della Chiesa Madre di Miglionico echeggeranno le campane fuse a Valduggia annunciando la festa che terminerà con gli spari dei fuochi artificiali, verso il castello, che saliranno colorando il cielo, scenderanno sulle brune torri e andranno a spegnersi giù su quell’antica terra madre».

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