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«Non solo Abruzzo: anche in Valsesia un hotel ostaggio delle valanghe»

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Il consorzio ValsesiaIn lancia l’allarme 

La valanga che ha inghiottito l’hotel di Rigopiano ha sconvolto tutt’Italia e il consorzio ValsesiaIn nei giorni scorsi ha fatto sentire la sua voce: «La tragedia dell’hotel di Rigopiano deve far capire l’importanza e al tempo stesso la “fragilità” degli alberghi di montagna che non possono e  non devono diventare ostaggi della neve e delle valanghe».

Occhi puntati in particolare su Laida Weg Experience Hotel di Rima San Giuseppe, nato alcuni anni fa dall’idea di Flavio Tognon.

L’architetto di Milano, affezionato al luogo nel quale passava tutte le estati da bambino, demolì una vecchia costruzione per creare un’edificio in stile Walser. «Sulla spinta della nascita dell’albergo sono ripartiti altri siti ricettivi e ristorativi, piccoli produttori di latte e formaggio del posto si sono inseriti nella filiera a chilometro zero che si è venuta a creare – prosegue ValsesiaIN -. E tutto questo non deve morire:  la Val Sermenza, in cima alla quale è collocato Rima San Giuseppe, è una lunga valle di 14 chilometri dotata di una strada stretta e tortuosa che d’inverno è soggetta a valanghe, soprattutto una che è periodica, vale a dire che scende tutti gli inverni da secoli quando il manto nevoso supera i due metri e mezzo. Questo è impensabile in termini di turismo: gli ospiti di un albergo devono essere liberi di andare e venire quando vogliono. Nella vicina Alagna,  un tempo quando nevicava c’erano valanghe prima di Riva Valdobbia che isolavano la valle anche per settimane. Negli anni Settanta vennero costruiti dei paravalanghe e da allora Alagna è raggiungibile tutto l’anno. In Trentino e nel Sud Tirolo non esiste destinazione turistica che non sia stata messa in sicurezza con tunnel nelle montagne e paravalanghe esterni e non disponga di un efficiente ed efficace servizio di mezzi spazzaneve.  Altrove, quando la neve si accumula e minaccia le piste di sci, intervengono degli specialisti che con alcuni candelotti di dinamite regolano lo spessore del manto nevoso rendendolo compatibile con la pratica sicura dello sci. Sarebbe la soluzione ideale per la valanga di Rima, così ben nota che ha anche un nome: Chiaffera. Flavio Tognon, dopo aver speso di tasca sua diversi milioni di euro per realizzare un albergo di ultima generazione è diventato vittima di un continuo scaricabarile di responsabilità tra Comune, Provincia, Regione e Prefettura che non svolgono il lavoro per il quale i cittadini italiani pagano le tasse: mantenere aperte le strade d’inverno e garantire la sicurezza di chi lavora in montagna. Nel 2017 il turismo è diventato industria, un’industria che produce ricchezza diretta e indiretta per milioni di persone. Il turismo di montagna è diventato uno spicchio sempre più ricco e importante di questa industria. Non porlo al centro del sistema di governo del territorio non è solo un crimine, è soprattutto un errore».

 

 

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