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Cronaca

Borgosesia, dimessa dal ”pronto” con l’ago ancora infilato

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«Cose di questo genere non dovrebbero succedere»

Una storia al limite dell’incredibile, quella successa all’ospedale di Borgosesia. «Qualcuno mi ha consigliato di sporgere denuncia ai carabinieri; non ho intenzione di farlo, voglio però rendere pubblico quello che è successo a mia nonna, perchè tutti devono sapere e perchè cose di questo genere non dovrebbero succedere». A parlare è una donna di Grignasco che preferisce mantenere l’anonimato e che qualche giorno fa ha dovuto chiamare l’ambulanza per via di una brutta caduta in casa della nonna 94enne.

Al rientro dall’ospedale la sorpresa: l’ago cannula era ancora nel braccio, provocando dolore e fastidio all’anziana, già provata dall’intera giornata trascorsa al nosocomio. «Quando mia nonna è caduta mia mamma e io ci siamo subito accorte che si era fatta veramente male e non abbiamo potuto fare altro che chiamare il 118 – racconta la donna -. L’ambulanza è arrivata dopo 45 minuti, ma non è di questo che mi lamento. Mi rendo conto che non fosse un’urgenza e ci possono essere mille motivi per giustificare un’attesa così lunga. Arriviamo al pronto soccorso e, per nostra fortuna, non c’era praticamente nessuno»

L’anziana, accompagnata dalla figlia, arriva all’ospedale di Borgosesia poco prima delle 9 del mattino e viene sottoposta ai raggi. Da lì l’attesa per l’esito, che parlerà della frattura a un’anca. «Attorno alle 13 ci dicono che devono eseguire gli esami del sangue – continua la nipote -. Morale della favola, è stata mandata a casa alle 17.30. Lascio immaginare come potesse sentirsi una donna di 94 anni dopo una giornata del genere». Una volta a casa l’anziana inizia a lamentare un dolore al braccio. La figlia la rassicura dicendo che si tratta degli esami del sangue, che hanno lasciato indolenzito l’arto; ma sua mamma dice di no: il prelievo l’hanno eseguito nel polso, lei sente male a metà braccio. Quando la figlia alza la manica del pigiama si accorge che l’ago cannula usato per la flebo è ancora lì.

«La nostra fortuna – conclude la grignaschese – è che in questo periodo mia nonna viene seguita da una ragazza che è anche volontaria per la Croce rossa e che quindi ha saputo sfilarlo, cosa che né io né mia madre saremmo state in grado di fare. Se non ci fosse stata lei saremmo dovute tornare al pronto soccorso, rendendo ancora più pesante una giornata che per mia nonna è già stata molto difficoltosa».

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