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Simone Di Battista saluta Borgosesia e si racconta

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«Un grazie a Pizzi che ha creduto in me, a Capra che mi ha portato alle partite e a Sergio Motta… quante discussioni»

Dopo 15 anni di Borgosesia, di cui sei da direttore sportivo Simone Di Battista è pronto per una nuova avventura. Lo aspetta Fiorenzuola, società che negli anni 90 sfiorò anche la serie B ed è reduce da una salvezza in serie D.
A Borgosesia Di Battista ha saputo conquistare quattro play-off costruendo squadre con un budget decisamente ridotto rispetto ad altre realtà. L’incontro con i dirigenti del Fiorenzuola arrivò un po’ per caso come racconta il direttore sportivo: «Due anni fa ero andato a vedere Fiorenzuola-Piacenza e prima della partita insieme a mia moglie e mio figlio siamo capitati nel ristorante in cui mangiava la squadra. Poco dopo, a spasso per il centro, ho notato una persona con la tuta della società e ho deciso di presentarmi e di conoscerlo. Era l’allenatore Alberto Mantelli, ci siamo scambiati i numeri di telefono e siamo entrati in contatto. E’ stato lui qualche mese dopo a dirmi che la società cercava un ds e a fare il mio nome al presidente. I contatti si sono poi intensificati, anche la scorsa estate c’era stata una proposta, ma io avevo già dato la parola al Borgosesia». Ma Di Battista non si staccherà da Borgosesia: «Il Borgosesia per me è una seconda pelle. E non è una frase fatta. Do una mano alla società da 15 anni, prima nel settore giovanile e poi nella prima squadra e comunque lo seguivo anche da prima come giornalista (è stato collaboratore di Notizia Oggi) ndr). Mi sento parte integrante del mondo granata, ci tengo troppo e per questo non vivo questa situazione come un addio. Nel mio percorso di crescita, però, mi sembrava giusto cambiare per fare qualcosa di diverso». E l’elenco delle persone da ringraziare non manca: « Innanzitutto Michele Pizzi. Lui mi ha dato fiducia e responsabilità quando ero uno sconosciuto. Me li ricordo i commenti di allora… Ma chi hanno messo come ds? Cosa ne sa di calcio? Eppure ha scommesso su di me e per questo gli sarò riconoscente per sempre, senza dimenticare il rapporto umano che si è creato tra di noi. Ugualmente importante è stato Egidio Capra, che mi ha introdotto giovanissimo nel Borgosesia e che mi ha portato con lui alle partite che andava a vedere quando era il vice di Viganò, insegnandomi a guardarle con occhi diversi. E poi Sergio Motta… Quante volte ci ho discusso o litigato, ma è sempre stato un punto riferimento all’interno della segreteria Non posso dimenticare tutte le persone che ho conosciuto nel settore giovanile, tutti i giocatori e i tre allenatori Walter Viganò, Vincenzo Manzo e Alessio Dionisi. Ma mi piace ricordare soprattutto la “squadra invisibile”, composta di tutte quelle persone che lavorano nell’ombra per il bene della società».

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