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Addio Giulio, ragazzo dai grandi sogni | IL RICORDO

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Addio Giulio, ragazzo dai grandi sogni: le sue ceneri verranno sparse all’Alpe Fej.

Addio Giulio, ragazzo dai grandi sogni

Riceviamo e pubblichiamo un ricordo di Giulio Quazzola, il varallese che ha legato il suo nome alla lotta partigiana in Valsesia, deceduto l’11 novembre a 92 anni.

“Sono nato a Varallo Vecchio, in via Scarognini, al numero 32, alle 5 del mattino del 3 maggio 1928, però mi hanno sempre fatto credere che sono caduto da un carro di zingari e la mamma mi ha raccolto”: con queste parole iniziava il racconto di Giulio Quazzola che nel 2016 mi chiese di aiutarlo a scrivere le sue memorie per i nipoti.

Vorrei ricordare la sua vicenda umana come paradigmatica di una generazione che, dopo l’esperienza devastante della guerra, contribuì con entusiasmo e determinazione a ricostruire un paese distrutto fisicamente e moralmente.

Giulio ricorda che finita la guerra: “Ritornammo in famiglia, io e mio fratello Walter, pure lui partigiano, finanziariamente più poveri di prima: possedevamo una sola giacca decente in due. Ce la scambiavamo a seconda delle circostanze (tra l’altro per me aveva anche le maniche un po’ corte). Le divise da partigiano le abbiamo sfruttate come abiti borghesi.

Nel 1950 Giulio iniziò a lavorare alla Manifattura Rotondi e nel 1952 sposò Tilde: “L’anno successivo è nata Maura: la gioia più grande l’ho provata stringendo tra le braccia quel fagottino: la mia bambina”. Nel 1958 nacque il secondogenito: Pierangelo.

Nel 1961 Giulio fece la scelta decisiva che coinvolse l’intera famiglia: accettò un lavoro in Nigeria, sempre nel settore tessile, poi si trasferirono tutti in Congo, dove il clima era migliore. Nell’inverno del 1967 tornò definitivamente in Italia e a Varallo per qualche anno gestì il distributore di benzina davanti al Motel Agip.

Dopo la morte del figlio in un incidente automobilistico nel 1975, lasciò il distributore ed aprì un piccolo negozio di pantofoleria per sua moglie, con la speranza di aiutarla a superare quel grande dolore. La famiglia aumentò: “Io e la Tilde, che eravamo diventati nonni a quarantadue e trentanove anni, diventammo bisnonni a settantadue e sessantanove”.

Il 16 gennaio 2010 morì Tilde e per Giulio iniziarono anni difficili, anche se era sempre circondato dall’affetto di tutti i suoi famigliari: “Ogni anno che passa la mia salute peggiora e i miei acciacchi si moltiplicano. Il cuore fa le bizze, i ginocchi saltuariamente fanno male, mi ammalo con più facilità, forse sto invecchiando. Non lo so, malgrado tutto cerco sempre di reagire”.

Giulio resterà in questa valle: le sue ceneri saranno disperse all’Alpe Fej, come lui desiderava, e tornerà quel ragazzo dai sogni grandi.

Piera Mazzone

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