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Ghemme, per un errore da 7 anni aspettano la liquidazione

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Le dipendenti attendono cifre che vanno dai 6mila a 13mila euro

Da sette anni aspettano la liquidazione. Quella delle 17 lavoratrici dell’azienda ghemmese Taba Cravatte sembrava una vicenda relativamente semplice: nel febbraio 2010 la chiusura per fallimento dello stabile avrebbero dovuto portare per le lavoratrici al normale trattamento di fine rapporto. Invece qualcosa è andato storto. E a distanza di quasi sette anni, del tfr non hanno visto nemmeno l’ombra. «Pochi giorni dopo avere ricevuto la lettera di licenziamento, ci siamo rivolte al Centro per l’Impiego e poi al patronato per la disoccupazione – raccontano – abbiamo quindi consegnato la documentazione del caso al rappresentante dell’ufficio vertenze che ci era stato assegnato». Da lì, però, i tempi si dilatano e il tfr non si vede. Ognuna di loro attende cifre che vanno dai circa 6mila euro delle ultime persone assunte fino ai circa 13mila delle dipendenti in servizio da tempo.

Solo nel 2014 viene fuori la ragione del problema: un’anomalia nella richiesta presentata all’Inps dai sindacati. Sembra infatti che il tfr non sia stato inserito nell’insinuazione al passivo. L’Inps, dunque, ha detto no. Una risposta ribadita dall’ente in una lettera ricevuta pochi giorni fa dalle lavoratrici. Il gruppo non nasconde la sua amarezza: «Abbiamo già perso i “crediti di lavoro”, ossia le mensilità – spiegano – quelle erano state inserite nell’insinuazione, ma è risultato che non ci spettavano. Abbiamo sempre presenziato a tutti gli incontri, abbiamo ricevuto tante promesse ma non abbiamo ancora visto nulla». Le lavoratrici, però, non si arrendono e continuano a seguire con attenzione la vicenda: del resto, quei soldi avrebbero dovuto essere un loro diritto. E, nell’eventuale impossibilità di ottenere la cifra dall’Inps, sperano nell’assicurazione del sindacato.

La Cgil di Novara, intanto, spiega di essere a sua volta al lavoro: «Stiamo lavorando per fare ricorso all’Inps o eventualmente, nel caso l’Istituto non dovesse rispondere positivamente, provvedere con la nostra assicurazione affinché le lavoratrici vedano soddisfatta la loro richiesta – spiega il segretario Giuseppe De Maria – quella dell’Inps non è una strada velocissima, ma è la prima che batteremo. Forse non è stata seguita la procedura corretta: non c’è stata una dimenticanza, ma forse un’anomalia nella richiesta. La Cgil lavora in questo ambito da anni, siamo operativi in tutta Italia, quindi sicuramente si arriverà a una soluzione, ma occorrerà un po’ di tempo».

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