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«Grazie, don Pietro»

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Piera Mazzone ricorda il parroco di Vintebbio, Piane e Bornate

In ricordo di don Pietro Lupo, parroco di Vintebbio, Piana e Bornate, riceviamo da Piera Mazzone.

«Il giorno della morte è chiamato dai cristiani “dies natalis” (giorno della nascita) perché alla morte fisica segue una nuova vita immortale e quindi non è visto come un giorno di lutto, ma come nascita alla vita “vera” e immortale. Il nostro caro Don Pietro Lupo è giunto all’ultima tappa del suo pellegrinaggio sulla terra e in questo mondo proprio alle prime ore del giorno di Natale, varcando la porta che lo ha introdotto nella nuova vita senza fine. Il suo viso era sereno, il suo sguardo era ormai rivolto al Signore e nella sua silenziosa preghiera è racchiusa una lunga ed operosa esistenza, spesa quasi interamente al servizio della nostra Comunità: parroco di Vintebbio dal 1969, poi di Piane e Bornate, serravallese dell’anno nel 2013, nominato dall’allora Sindaco Diego Ballarin, che aveva voluto con quel gesto simbolico riconoscerne l’impegno continuativo e disinteressato per il paese, coniugando il ministero sacerdotale con la società civile: “Da sempre è ben voluto perché ecumenico, tollerante, amico di tutti, comprensivo, sportivo (In un periodo buio della storia calcistica serravallese ne fu per due anni Presidente), sempre proteso verso la coesione sociale, pronto a cogliere e a fare proprie le necessità della collettività, sempre presente alle pubbliche manifestazioni”.

 

Don Pietro era nato il 29 marzo 1931 a San Genuario, frazione di Crescentino, il 23 giugno del 1960 – la festa di San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati e dei condannati a morte, come amava sottolineare – con altri cinque confratelli (Giancarlo, Luciano, Raffaele, Pio, Osvaldo), era stato ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Vercelli Monsignor Imberti, era stato Vice Parroco a Borgovercelli e a Masserano. Venne nominato Parroco di Vintebbio e fu accolto il 20 aprile del 1969, in una giornata freddissima, il 26 gennaio 1970, fu nominato parroco di Piane e Vintebbio, una quindicina di anni dopo gli fu aggiunta anche la parrocchia di Bornate. Il 22 giugno 2015 la Comunità volle festeggiare solennemente i suoi cinquantacinque anni di ordinazione sacerdotale. Don Pietro è sempre stato una guida spirituale che sapeva stare fra la sua gente, quella di adesso e quella passata, infatti, come egli stesso soleva ricordare, ogni settimana faceva il giro dei cimiteri, soffermandosi a riguardare quei volti e quei nomi, riannodando i fili con il presente. La sua figura scattante, la gestualità spiccata, il tono di voce amichevole, la parola sciolta: “Il mio cuore è sempre quello di allora, sto bene grazie a Dio, cerco di mettere in pratica il motto di San Benedetto “Ora et labora”. Il Signore, nonostante il mio cognome poco rassicurante: Lupo, mi ha voluto in mezzo al suo gregge come pastore e, come dice Papa Francesco: sento l’odore del mio gregge. Questo per quanto riguarda lo spirito, per il resto vorrei ringraziarvi tutti, uno per uno, per avermi accettato, sopportato, trattato con rispetto e con cordialità, in poche parole mi avete sempre considerato uno di voi e di questo vi sono profondamente grato”, erano rassicuranti.

 

Questo Parroco che ricordava ogni volto e soprattutto ogni cuore, ha lasciato in ogni persona che lo ha incontrato un segno, una traccia, perché sapeva essere autenticamente solidale, uomo tra gli uomini: sapeva lenire le povertà, non assolvendole, ma aiutando a migliorare, ha saputo ascoltare e comprendere, senza mai giudicare, partecipando alle gioie e ai momenti di convivialità, nascondendo la sua stanchezza e le sue pene.

Le sue laboriose giornate per tanti anni iniziarono ogni mattina con la Messa celebrata in Casa di Riposo, della quale fu Presidente per molti anni. Le sue condizioni di salute erano poi peggiorate: la Pasqua del 2016 era stata la prima che non aveva potuto celebrare con i suoi parrocchiani, ma all’esterno della pieve di Naula, dal grande Crocefisso dolente che campeggia sull’altare e racchiude la certezza nella Resurrezione, aveva voluto fosse affissa una comunicazione per i suoi parrocchiani: “Carissimi tutti, ringrazio del vostro gentilissimo ricordo ed augurio. Ho ricevuto tante testimonianze di affetto, ma soprattutto di preghiera: state certi che non posso dimenticarvi. Sto accettando la volontà del Signore: il cammino è ancora lungo, ma è costante. Ringrazio tutti e ci vediamo presto. Don Pietro Lupo”.

 

A maggio, per motivi di età e di salute, rinunciò alla parrocchia, ma scelse di rimanere a Serravalle, nella Casa di Riposo Don Florindo Piolo. Domenica 3 luglio, nella chiesa parrocchiale di Vintebbio, l’Arcivescovo di Vercelli, Don Marco Arnolfo aveva impartito la S. Cresima a venticinque ragazzi di Piane, Vintebbio e Bornate e al termine della funzione Don Pietro Lupo era stato ringraziato per la sua lunga ed operosa missione nelle tre Comunità: “Un Parroco non va mai in pensione, non lascia la sua Comunità, ma è importante sottolinearne l’impegno profuso per tanti anni. Don Pietro è stato un autentico Apostolo, ha trasmesso il pensiero e la volontà di Dio e il suo Vangelo: lo si capisce ascoltando le sue parole, guardando i vostri volti, e ascoltando i vostri calorosi applausi”. Il 24 dicembre 2016 aveva celebrato la Messa di Natale a Bornate: ancora una volta aveva sollevato con le mani tremanti quel Bambino, protendendolo al mondo come simbolo di salvezza, accorato aveva rivolto un appello alla pace e alla fratellanza. Lunedì 22 maggio di quest’anno, nella messa in onore di Santa Rita, Patrona della Casa di Riposo, aveva ricordato la Santa degli impossibili, dedicazione fortemente voluta dal fondatore, il sacerdote Don Florindo Piolo, ed aveva pronunciato parole che racchiudono la sintesi di quell’umanità consapevole e affettuosa che ognuno di noi porterà per sempre nel cuore: “Il mio augurio è che si manifestino sempre questa grande dedizione e carità, che illuminano i giorni di noi ospiti: infatti da qualche mese anch’io abito qui e cerco, come posso, di rendermi utile. Un pensiero va alla cara Suor Alessandra, animatrice instancabile della Casa. Auguro a Don Tomas, parroco di Serravalle, Piane, Naula, Vintebbio e Bornate di resistere nella sua non semplice missione sacerdotale e di essere sempre vicino alla gente: non troverà mai porte chiuse, così come in quarantadue anni non le ho trovate io. A Monsignor Gianluca, che ha tanti incarichi, ma cerca sempre di collaborare con il Parroco, chiedo di pensare alla nostra gente, che ha bisogno della figura del sacerdote, e non solo per le funzioni religiose”.

 

Il Parroco di Serravalle, Don Ambrogio Asei Dantoni, dopo il Rosario e le litanie alla Vergine, ha ricordato come Don Pietro terminata la messa in Casa di Riposo della Vigilia di Natale, lo avesse trattenuto a lungo, salutandolo con parole quasi profetiche: “Pregherò per te e per il tuo ministero” e quindi si è augurato che quelle preghiere facciano sì che Serravalle doni un nuovo sacerdote alla diocesi vercellese e aiutino ad avanzare nella luce. Il funerale è stato l’occasione per riunire la Comunità, le Associazioni, i bambini e i ragazzi dell’oratorio, tutti stretti intorno a quella semplice bara di legno chiaro, ricoperta di fiori bianchi. La messa è stata concelebrata dall’Arcivescovo di Vercelli, Don Marco Arnolfo, con la presenza di tutti i preti, i sacerdoti, i diaconi della chiesa eusebiana e del Cardinale Monsignor Versaldi. Don Osvaldo Carlino, che con Don Pio Bono, era stato ordinato sacerdote con Don Pietro, ha affettuosamente ricordato il compagno di seminario, sottolineandone la semplicità ed il cuore grande. Alessandra Delvecchio, in rappresentanza della Comunità Metodista di Vintebbio, ha letto il messaggio di commiato del Pastore Stanislao Calati, in cui ricordava l’ultima visita al sacerdote in Casa di Riposo, avvenuta pochi giorni prima della morte: “La comunità cattolica vintebbiese e le altre comunità frazionali e del capoluogo di Serravalle perdono un sacerdote che ne è stato la guida e l’anima per tanto tempo, ma tutti, perdiamo un “uomo di Dio”, che ha dedicato alla testimonianza del Vangelo e al servizio del prossimo un’esistenza intera”. Il suono solenne dell’organo, i canti della Corale, che si sono conclusi con: “Signore delle cime” che Don Pietro tanto amava, hanno colmato i cuori di commozione, accompagnando il sacerdote nell’ultimo viaggio verso Fontanetto Po, dove é stato tumulato nella tomba di famiglia. Grazie Don Pietro, ti voglio proprio salutare proprio con questa semplice parola: “grazie” che concludeva ogni Tua celebrazione: hai battezzato, hai impartito la prima comunione, hai celebrato matrimoni e accompagnato all’ultima dimora, hai ascoltato con compassione, ora ti salutiamo, ma non ti dimenticheremo, riposa in pace nella tua Fontanetto, accanto ai tuoi genitori, a tua sorella Maria Rita, alla tua adorata nipote. Resterai per sempre il nostro Don, che ha saputo con semplicità e con limpidissima Fede parlarci del grande Amore che il Padre nutre per ciascuno di noi: Lui, che ha sacrificato suo figlio, può ora comprendere il nostro umanissimo sentimento di dolore per la perdita materiale di una persona cara, ma in realtà sappiamo che ti ha preparato un posto migliore».

Piera Mazzone

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