Attualità
Il sacrestano Lorenzo, memoria di un sapere antico | IL RICORDO
Il sacrestano Lorenzo Ferri, grazie alla sua memoria eccezionale, è stato un prezioso custode di informazioni storiche. Ma è stato anche un uomo di grande saggezza: lo ricorda con affetto lo storico pratese Claudio Sagliaschi.
Il sacrestano Lorenzo
La scomparsa di Lorenzo Ferri ha lasciato un profondo vuoto: lo ricorda con affetto lo storico pratese Claudio Sagliaschi. «Lorenzo Ferri ha lasciato il mondo terreno stupendoci ancora una volta con la citazione di una frase di Sant’Agostino. “Ci hai fatti per te Signore e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”. Una frase significativa citata ancora recentemente da Papa Francesco e che riassume il concetto religioso della vita, e la sacralità della morte perché “io muoio, ma non morirò!”. Niente di più vero! Lorenzo. Il mio più importante maestro. O meglio il maestro di tutti i suoi concittadini pratesi e romagnanesi. Lorenzo l’ultimo dei grandi vecchi che aveva il dono di possedere la memoria storica dei nostri avi e della nostra comunità. Non è un privilegio che tanti possiedono anche se lo desiderano, perché oltre alla memoria fotografica si aggiungeva il desiderio irrefrenabile della curiosità e di conseguenza della conoscenza. Infine tutta questa conoscenza era facilmente immagazzinata nella sua mente sempre pronta a farla riemergere all’occasione».
L’ultimo custode del sapere
«Ma la straordinarietà di Lorenzo era anche il vivo ricordo di eventi lontanissimi raccontati dagli anziani quando lui era ancora bambino. Per questi motivi mi rivolgevo spesso alla sua sapienza per approfondire argomenti di vita del passato, essendo certo della sua disponibilità. Ma la mia mente, seppur colma di passione, non sarebbe bastata per raccogliere questa eredità, e così decisi tempo fa di raccogliere quanto più possibile attraverso le riprese filmate. E lo feci in più occasioni. In una di queste, nella sagrestia della chiesa parrocchiale, Lorenzo con straordinaria delicatezza estrasse i paramenti sacri e doviziosamente ne spiegò i significati e l’usanza nelle varie occasioni religiose. Credo che sia stato l’ultimo detentore di questa sacro sapere. Grazie a lui sappiamo come si svolgevano le rogazioni. Quali erano le preghiere e le invocazioni recitate durante i temporali, e quali erano le persone deputate a suonare le campane a martello in caso di pericolo. Sappiamo pure del funerale del parroco don Paracchini, morto nel 1905 oltre trent’anni prima che egli stesso nascesse. Ed inoltre la sacralità della conservazione degli oggetti famigliari come ad esempio le lettere dal fronte del papà “cichinet” e dello zio Lorenzo morto a Hudi log da una pallottola alla fronte».
Vita esemplare
«Lorenzo, il profondo conoscitore di opere d’arte non solo di Prato e Romagnano, e che incantava i presenti non meno dei quotati esperti di mestiere. Ed infine il Lorenzo “normale” con la sua esemplarità di vita difficile da riscontrare nei tempi odierni. Ma anche esemplarità di morte con la consapevolezza dell’avvicinarsi del momento del trapasso. E questo momento deve avvenire con il massimo della dignità e in silenzio. Poco prima della morte, in video-chiamata dal Monastero delle Suore della Carità di Grignasco, aveva salutato suo figlio Ambrogio dicendogli che era l’ultima volta. Semplicemente così, in modo sereno e tranquillo. Tutto ormai era predisposto, compresa la volontà di essere sepolto a Prato Sesia, nel luogo del suo battesimo. Alle 8 di sera di sabato 12 dicembre senza alcuna fatica e con estrema serenità raggiungeva la sua cara Pia, anch’essa a suo tempo morta con grande serenità e dignità. Anche questo che sia d’insegnamento».
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