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La lettera di un paziente Covid: «Il vaccino non mi serve, invece mi sono trovato in ospedale»

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La lettera di un paziente Covid: «Il vaccino non mi serve, invece mi sono trovato in ospedale».

La lettera di un paziente Covid

Dopo essere stato ricoverato per Covid all’ospedale di Ponderano Biella, il paziente ha deciso di scrivere una lettera ringraziando i medici, ma anche spiegando il suo punto di vista. Il paziente (under 45 anni), ricoverato per oltre due settimane a partire dal mese di luglio e assistito anche con casco Cpap, è stato recentemente dimesso.
La lettera firmata, che si riporta in forma anonima per volere dell’interessato, è stata scritta durante la permanenza in Ospedale ed è indirizzata al personale sanitario che ne ha seguito il caso.

Iniziare a scrivere queste poche righe non è facile.
Voglio scrivere a voi dottori, infermieri e a tutto il personale del reparto dove sono ricoverato. Non ricordo tutti i vostri nomi, ma vi voglio ringraziare per le cure e le attenzioni prestatemi. Lo so che per voi questo rappresenta il vostro lavoro, che fate con passione, e io sono un vostro paziente.
Mi sento però in dovere di chiedervi scusa, e soprattutto di scriverlo, perché erroneamente pensavo di stare attento alle precauzioni anti Covid e che, in questo modo, sarei stato sempre bene. «Il vaccino non mi serve, lasciamolo fare a chi ha paura di ammalarsi», pensavo. Mi sbagliavo due volte.
La prima, perché se avessi fatto il vaccino non mi sarei ammalato così e forse non mi avrebbero ricoverato; la seconda, perché non avrei infettato i miei famigliari e non li avrei obbligati a stare in casa, con la preoccupazione di una persona cara che non ti può assistere e vedere.
Gli errori servono per crescere. Sicuramente a tutte le persone che conosco consiglierò vivamente di vaccinarsi, raccontandogli l’esperienza passata e il “dovere” di non ammalarsi.
Certamente non dimenticherò i vostri occhi, dove i miei cercavano conferme ma, soprattutto, il conforto delle vostre parole. Non dimenticherò i piccoli e semplici gesti: quando mi imboccavate, mi facevate bere, mi asciugavate il sudore dal viso e le lacrime che uscivano da quegli stessi occhi che bruciavano di tanti pensieri.
Concludo queste righe con gli occhi un po’ commossi e, con il cuore in mano, con due parole: scusatemi e grazie.

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1 Commento

1 Commento

  1. Mauro Risolve

    27 Agosto 2021 at 9:28

    Anche se questa lettera ha un po’ il sapore strano, quasi di propaganda e da libro Cuore, finalmente mi sono fatto convincere e mi farò iniettare il siero, non importa se avrò a breve o più avanti degli effetti collaterali, lo faccio per la comunità!
    Siero la cui sperimentazione finirà nel 2023, mi fido ciecamente della scienza anche se esistono cure alternative di cui l’informazione di stato non parla che si chiamano idrossiclorochina, ivermectina, cure domiciliari precoci, tutte balle; oltretutto mi sono sempre fidato del protocollo ufficiale, tachipirina e vigile attesa che presuppone l’essere ben ben vigili perché pochi giorni di ritardo possono essere fatali (poi ti mettono il casco ossigenato, vero anonimo?).
    Siero che mi permetterà di riconquistare la libertà attraverso un pass verde anche se ogni tanto mi chiedo se si è davvero liberi di fare le cose presentando una tessera…. non importa.
    Di recente sia in Veneto (fonte Padovaoggi) che in Giappone (fonte asia.nikkei) hanno ritirato dei lotti di siero contaminati -da metalli magnetici nel secondo caso- ma chi se ne frega, ormai sono convinto grazie anche a questa testimonianza per cui, non lo nascondo, ho pianto.
    Grazie asl bi per averla portata a tutti noi.

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