Attualità
Prato Sesia ricorda il partigiano Carlo Renolfi
Prato Sesia ricorda “Prato”: si è spento a 94 anni il partigiano Carlo Rinolfi.
Prato Sesia ricorda Carlo
Si è spenta una voce importante della Resistenza, che ha sempre contribuito a tenere viva la memoria storica. Carlo Carlinin Rinolfi, il partigiano “Prato”, se ne è andato a 94 anni lasciando un vuoto di quelli che non saranno mai più colmati, anche se rimane la ferrea volontà di mantenere vivo il ricordo di chi, come lui, ha lottato per la libertà. La sua vicenda è stata simile a quella di tanti altri partigiani che, ricevuta la cartolina della chiamata alle armi, anziché partire per il fronte hanno scelto di arruolarsi nella Resistenza. Rinolfi si recò a chiedere consiglio a Cino Moscatelli, il quale gli suggerì di unirsi a uno dei tanti gruppi che si erano formati e tra le nostre montagne. «Carlo operò nella zona del Vaglio del Fenera, insieme al folto gruppo di giovani pratesi che già presidiava quella zona – afferma lo scrittore pratese Claudio Sagliaschi, profondo conoscitore della storia del paese –. Non era mai una scelta facile, perché c’era il concreto rischio che i nazisti si rivalessero sulle famiglie di chi sceglieva di essere partigiano. Fu coraggioso e partecipò anche a diverse battaglie, come quelle di Grignasco e di Romagnano».
La testimonianza
Al termine della guerra, tornò a Prato Sesia, dove visse da contadino, e si impegnò sempre, insieme ai suoi ex-compagni, per tenere alta l’attenzione su quanto accadde nella lotta partigiana. «Soprattutto negli ultimi anni, lo accompagnavo spesso agli incontri e alle ricorrenze e sono diventato uno dei suoi punti di riferimento – racconta Alberto Negri, segretario dell’Anpi di Prato Sesia –. Essendo spesso insieme a lui, ho avuto modo di conoscere la sua storia e di apprezzarne le doti. Era una tempra fortissima, ma il ricovero all’ospedale deve averlo sopraffatto. Lui voleva morire a casa sua».
Il nucleo pratese
Rinolfi era l’ultimo partigiano del nucleo di Prato Sesia, di cui era anche stato la guida, il capo. «Oltre a lui rimane solo l’ex medico Daniela Dell’Occhio, che fu staffetta, ma prevalentemente in altre zone. Quando erano ancora vivi i suoi compagni – ricorda Sagliaschi – si recava spesso con loro ai cosiddetti “otto pilastri”, dove avevano una loro base, oppure in un altro casotto situato nei pressi. In questi luoghi, dove anch’io ho avuto il piacere di essere invitato, ripercorrevano le loro vicende attraverso i canti e i ricordi». Sagliaschi ha parlato in un suo recente libro di Carlo Rinolfi e della sua famiglia: «Nell’ Epistolario pratese” ho avuto modo di inserire alcune delle lettere che il padre di Carlo scrisse alla madre dal fronte della prima guerra mondiale e che egli stesso mi aveva fatto conoscere».
La musica
La musica fu un’altra sua grande passione, che coltivò per oltre 50 anni, seguendo sempre il suo motto “per me la musica è vita” ; Sagliaschi ricorda che suonava gli strumenti a fiato in un gruppo e fece parte anche della banda di Romagnano. Tra i tanti riconoscimenti assegnatigli, quello che quattro anni fa, durante una serata dedicata alla storia e alla musica di quegli anni, l’amministrazione comunale di Prato consegnò a lui e alla dottoressa Dell’Occhio, nell’occasione del loro novantesimo compleanno.
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