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Cronaca

Delitto Valle Mosso proteste per la condanna: troppo mite

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Delitto Valle Mosso: a Magenta (dove viveva il giostraio ucciso) malumori per una condanna considerata troppo leggera. E c’è anche la beffa: l’omicida è nullatenente, per cui nessun risarcimento

Delitto Valle Mosso proteste per la condanna di 7 anni

Condannato a sette anni Cristian Angileri, l’ex dipendente Seab di Valle Mosso che nel maggio dello scorso anno uccise Pietro Bello. Era un giostraio di Magenta: dopo averlo riempito di botte, e ne nascose il cadavere nel sottotetto. Fu un omicidio preterintenzionale, nel senso che le botte ci furono, ma l’intenzione non era quella di uccidere: secondo le perizie, l’uomo fu poi soffocato dal proprio sangue a cause delle emorragie. A Magenta però la condanna non è stata presa bene: per un omicidio comunque brutale sette anni e due mesi paiono troppo pochi. Nella cittadina lombarda dove viveva il giostraio la pena avrebbe dovuto essere più pesante (il pm aveva chiesto  10 anni e 9 mesi). Tra l’altro, la famiglia di Bello non sarà nemmeno risarcita: Angileri risulta nullatenente, e quindi nulla può dare in sede civile ai parenti della sua vittima.

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