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Cronaca

Viaggio in treno da incubo per un disabile di Gattinara

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A farsi portavoce di quanto successo è Giuseppe Biondi del Movimento 5 Stelle Piemonte

Un vero e proprio incubo. Ecco in cosa si è trasformato il viaggio in treno da Vercelli a Milano per un ragazzo diversamente abile, accompagnato nella sua odissea dalla madre e dalla nonna. A farsi portavoce di quanto successo è Giuseppe Biondi del gruppo di Gattinara del Movimento 5 Stelle Piemonte. «Una domenica di aprile il ragazzo è arrivato alla stazione di Vercelli insieme alla mamma e alla nonna, con l’intenzione di prendere il treno per arrivare a Milano – spiega Biondi -, peccato che non ci fossero né il montascale né l’ascensore funzionante all’interno della stazione. I tre si sono dunque rivolti al Punto Blu, preposto all’assistenza, ma anche qui il ragazzo non è stato assistito adeguatamente: il responsabile si è limitato a dire che non poteva fare niente perché bisognava avvisare gli organi competenti 12 ore prima con posta elettronica o per telefono». Un colpo di fortuna ha permesso al ragazzo di arrivare alla banchina da cui partiva il convoglio diretto a Milano: una donna in sedie a rotelle aveva avvisato la stazione della sua presenza ed era stato attivato il servizio “Prm”, ovvero per passeggeri a ridotta mobilità. Approfittando degli stessi operatori a disposizione della signora, anche il ragazzo di Gattinara è potuto salire sul treno.

Una volta a Milano, onde evitare di incorrere nello stesso problema, il ragazzo e le sue compagne di viaggio sono andati subito al Punto Blu della stazione Centrale, lamentandosi di quanto accaduto a Vercelli. «Il punto Blu di Milano si è preoccupato di garantire l’assistenza per il viaggio di ritorno, con partenza alle 18.18 e arrivo a Vercelli alle 19.20 – spiega ancora Biondi -. Purtroppo gli operatori del punto Blu della stazione d’arrivo hanno affermato che c’era poco tempo di preavviso e che occorrevano almeno 12 ore per organizzare il tutto. Al ritorno la madre del ragazzo ha dovuto cercare il capotreno e chiedere aiuto a lui per arrivare a Vercelli; sollecitato della donna il capotreno ha aiutato il ragazzo a giungere a destinazione». Una volta a Vercelli le due donne si sono dovute aggiustare per far scendere il ragazzo dal treno: prima hanno portato la carrozzina sulla banchina, l’hanno lasciata incustodita, e poi sono tornare a bordo per far scendere il ragazzo.  «Come gruppo di attivisti locali – conclude Biondi -, siamo in contatto con la famiglia protagonista di questa incredibile storia e ci attiveremo perché a questo ragazzo e anche ad altri diversamente abili, non debba mai capitare la stessa assurda avventura».

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