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Varallo ricorda Secondo Fantino: appassionato di arte, lavorò alla “Ferrari”

L’uomo si è spento di notte a 97 anni. Il figlio Oreste è insegnante e pittore.

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Varallo ricorda Secondo Fantino: appassionato di arte, lavorò alla “Ferrari”. L’uomo si è spento di notte a 97 anni. Il figlio Oreste è insegnante e pittore.

Varallo ricorda Secondo Fantino: appassionato di arte, lavorò alla “Ferrari”

Dalla direttrice della biblioteca di Varallo, Piera Mazzone, riceviamo e pubblichiamo un ricordo.

«A novantasette anni si è spento Secondo Fantino. Per la biblioteca era stato una Persona importante: lo conobbi quando, da poco era rimasto vedovo e si era trasferito a vivere a Varallo. Avvicinandolo si avvertiva subito la cultura e la profondità di pensiero: amava moltissimo la lettura, passione che ha trasmesso al figlio Oreste, insegnante e pittore.

Frequentava la biblioteca nei pomeriggi: in quegli anni si era creato un piccolo circolo di persone, pressoché coetanee, con interessi comuni, che amavano ritrovarsi, chiacchierare, bere un caffè e partecipavano alle varie iniziative, tra le quali i corsi di Lingua Piemontese: Mariuccia, Wally, che era stata valente cantante, e altri dei quali ricordo lo sguardo o un sorriso, mentre i nomi sono scivolati via, ma hanno un posto nel mio cuore, sono stati affettuose presenze che hanno “caricato” di senso il mio lavoro».
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Da Torino a Fobello e poi alla Ferrari

«Secondo era nato a Torino, ma dopo dodici giorni era già a Fobello, paese del quale era originaria la mamma Maria Giacobino. Il nonno e la nonna avevano costruito e gestito l’Albergo Terminus, poi Miravalle, che avrebbe dato il titolo ad una raccolta di racconti colmi dei felici ricordi d’infanzia.

Ebbe una vita professionale ricca: capo Reparto Carrozzeria da Pininfarina e poi alla Ferrari, dove impostò la prima linea interna di carrozzeria. Da modellatore a scultore e pittore si comprende bene come il tratto sia breve e quelle passioni siano riaffiorate sbocciando in risultati notevoli».

L’amore per l’arte

«Nel settembre 2012 aveva proposto una mostra di quadri e sculture che era stata molto apprezzata per l’eleganza ed il rigore: dalle opere esposte traspariva una personalità eclettica e polivalente, dove la sperimentazione risultava essere il filo conduttore e l’anima dell’arte si fondeva con il vissuto. I disegni e le chine erano prove di bravura, impreziosite con sfumature ottenute usando fondi di caffè. Nelle sculture, eseguite a partire dagli anni Settanta, la preparazione pittorica si sovrapponeva al legno, spesso di recupero, con risultati di sorprendente cura e levigatezza, trasformandosi in un’antologia di emozioni stratificate. Furono donati alla Biblioteca due piccoli oli, densi, corposi, con colori caldi illuminati dall’oro dell’autunno.

In occasione della mostra era stato ripresentato il libro: “La Cappella numero 27. Giallo sul Monte”, un intrigante poliziesco ambientato al Sacro Monte, con al centro la cappella di Gesù al tribunale di Pilato, ornata dalle statue di Giovanni D’Enrico, con i dipinti di suo fratello Antonio, più noto come Tanzio da Varallo, che Secondo Fantino pubblicò nel 2009, seguito da Pensione Miravalle e da una serie di racconti inediti».

Se n’è andato nella notte

«Era una di quelle persone che avevano attraversato il secolo mantenendo intatta la memoria, senza abbellimenti: quando la nipotina Clementina era alle elementari si prestò a raccontare ai bambini la difficile vita valsesiana negli anni di guerra, invitandoli a riflettere sul loro presente di pace, conquistato dai sacrifici dei nonni.

Fino agli ultimi anni composto, dignitoso, accettò da saggio le prove che la vita gli riservò: a coloro che lo accompagnavano a fare la dialisi a Vercelli diceva ironicamente: “Ho un corpo che non mi abbandona”. Non era una frase di rinuncia, ma dettata dalla consapevolezza che non sarebbe più stata accettabile una vita ridotta alle pure funzioni meccaniche. Da vero signore qual era, giunto il momento, ha smesso di lottare e si è abbandonato al sonno, scegliendo di andarsene solo, nel cuore della notte, per non dare troppo dolore al figlio Oreste, alla nuora Carla e alla nipote Clementina.
Grazie Secondo della tua affettuosa presenza».
Piera Mazzone

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