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Il Governo agevola il lavoro nei campi e cancella l’Irpef agricola

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La notizia della cancellazione della Irpef agricola accolta in modo positivo da Coldiretti Biella e Vercelli

Dopo Imu e Irap, il premier Matteo Renzi ha annunciato giovedì 29 settembre anche il taglio dell’Irpef agricola, con importanti riflessi per il settore primario nelle nostre due province di Vercelli-Biella. Non solo: sono in arrivo importanti misure per il grano, nella direzione di promuovere la rintracciabilità in etichetta per pane, pasta e biscotti da forno.

 Ad ascoltare le parole del premier e del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, al ‘Nelson Mandela Forum’ di Firenze anche una nutrita delegazione di Coldiretti Vercelli Biella, tra i 12800 imprenditori agricoli presenti, insieme al presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo.Giovedì, peraltro, è stata la Giornata Nazionale dell’olio extravergine italiano con la grande biodiversità delle olive italiane e con le falsificazioni che subisce ogni giorno il made in Italy.

 La cancellazione dell’Irpef agricola dal 2017 è stata prevista dal governo “nel quadro economico del Def”, ha precisato Renzi, che sul grano ha affermato: “Possiamo metterci d’accordo, con l’industria, affinchè il prodotto 100% italiano venga riconosciuto e non venga pagato come vent’anni fa. Su questo prendo un impegno, anche se non sarà facile”.

“Con l’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta si cambia direzione anche nella trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui un pacco di penne e spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che il consumatore lo sappia” commenta il presidente interprovinciale Paolo Dellarole.

“L’impegno del premier Renzi ha due obiettivi: riconoscere come Made in Italy la pasta fatta con grano italiano e garantire un prezzo equo del grano agli agricoltori, che non può essere quello come 20 anni fa”. Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta – continua la Coldiretti – viene pagato sotto i 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione e con un “crack” da 700 milioni di euro.

Ciò che chiede Coldiretti è un piano cerealicolo e contratti di filiera che sappiano premiare l’origine nazionale del grano. Si tratta di una necessità per contrastare le speculazioni che nell’ultimo anno hanno provocato il crollo del prezzo del grano duro destinato alla pasta che è praticamente dimezzato (-43 per cento) mentre si registra un calo del 19 per cento per quello del grano tenero destinato alla panificazione con i compensi degli agricoltori che, come detto, sono tornati ai livelli di 30 anni fa.

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