Attualità
A Mollia la prima raccolta della canapa alpina
L’idea è stata lanciata dall’associazione che gestisce il Mulino: le piante sono cresciute rigogliose
Prima raccolta di canapa in alta Valsesia. A Mollia, nel Mulino Fucina, nei giorni scorsi i volontari sono stati impegnati nella raccolta delle piante. «Per la prima volta abbiamo deciso di avviare questo progetto – spiega la volontaria Monica Ingletti -. Come associazione del mulino abbiamo aderito a un progetto che prevede il reinserimento della canapa alpina in montagna. E’ una iniziativa che è partita a livello sperimentale, ma si sta espandendo».
L’associazione prima dell’estate ha avviato tutte le pratiche burocratiche, ottenuto i permessi e avviato la coltivazione. Proprio nei giorni scorsi si è proceduto al primo raccolto. «I risultati sono stati davvero positivi – spiega Ingletti -. Il campo non era molto grande e siamo partiti un po’ in ritardo rispetto alle tempistiche consigliate, ma siamo comunque contenti del risultato ottenuto». Ora sono state create delle fascine e si è proceduto all’essiccatura. Prossimo passo sarà quello di rendere il fusto una fibra per avviare piccole lavorazioni.
Il progetto del recupero della coltura della canapa, fonte di sostentamento economico di primaria importanza fino ai primi decenni del ‘900, è partito lo scorso anno in Ossola con la nascita di una associazione riconosciuta. L’obiettivo è di diffondere non solo la coltura ma anche la cultura della canapa, importante patrimonio storico e culturale. Chiunque può cimentarsi nella coltivazione della canapa, basta anche un piccolo appezzamento di terreno e l’associazione fornirà semi certificati e aiuterà il coltivatore nell’espletamento di tutte le pratiche burocratiche e nella consulenza tecnica alla coltivazione.
A Mollia i volontari del museo non si fermano. «In accordo con il direttivo e la presidente Marta Mazzola – riprende Ingletti – vogliamo riproporre questo progetto anche il prossimo anno. Abbiamo diversi strumenti per la lavorazione del materiale, come una ruota specifica per la torcitura di queste fibre».
E anche nel Vco la sperimentazione continua: una coltivazione sperimentale, a macchia di leopardo. Ma anche un’attività che aggrega amici di diverse vallate e si aggiunge ai rari incentivi per tornare a vivere tra le montagne ospitali e in sintonia con l’ambiente e le loro tradizioni ma scarsamente votate al turismo. L’avvio è avvenuto a Viceno, località della valle Antigorio.
Tra le prossime iniziative del museo c’è anche quella di creare un orto botanico per tentare di coltivare erbe con le quali realizzare unguenti. «E’ una delle nostre prossime sfide – spiega Ingletti -. Siamo decisi anche a organizzare e fare laboratori con i bambini».
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