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Antonio è l’unico superstite di Boca uscito dai campi di prigionia

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Oggi 94enne, è uno degli ultimi testimoni diretti della seconda guerra mondiale

Antonio Cerri è l’ultimo bochese rimasto in vita ad avere affrontato la tragica realtà dei campi di prigionia tedeschi. A 94 anni, ricorda ancora nitidamente le sue numerose vicissitudini, con tutte le loro difficoltà. Partito per il servizio militare nel 1943, avrebbe dovuto essere destinato alla Russia, ma all’ultimo momento venne inviato a combattere i partigiani di Tito, impegnati in opere di sabotaggio nella zona di Fiume. Un’attività dura, fatta di pattugliamenti estenuanti, ma è con l’armistizio che si scatenò il vero inferno: «Ci dissero che l’Italia aveva firmato l’armistizio – racconta il reduce – Chiedemmo ai nostri superiori cosa volesse dire e loro ci risposero che ora avremmo dovuto combattere i tedeschi».

 

Dopo una furiosa sparatoria a cui riuscì a sopravvivere per un colpo di fortuna, il bochese venne fatto prigioniero: «Ci misero in un recinto, senza cibo né acqua. Arrivammo al punto di trascinare dentro il recinto un mulo usato dai militari per mangiarlo». I prigionieri vennero quindi trasportati, ancora in condizioni inumane, nel campo di prigionia di Altengrabow, in Germania, riservato ai militari. Presi per fame, furono costretti a lavorare nelle fattorie della zona: Cerri, per tutto il ’44 e parte del ’45, rimase dunque nella fattoria del “borgomastro” del paese, che comunque trattò bene i prigionieri. Solo con la liberazione il bochese poté tornare a casa: fece tappa in Veneto, dove per un colpo di fortuna si imbatté in un camion della cartiera di Serravalle Sesia. Solo così riuscì a raggiungere nuovamente Boca e a riabbracciare i suoi cari.

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