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Avrei sofferto meno con la legge sul fine vita. L’ultimo messaggio di un assessore
Avrei sofferto meno con la legge sul fine vita. L’ultimo messaggio di un assessore del Torinese. Vinto da una malattia incurabile, lunedì il 58enne Remo Cerato ha pubblicato un appello commovente.
Avrei sofferto meno con la legge sul fine vita. L’ultimo messaggio di un assessore
E’ stato celebrato mercoledì scorso, 11 settembre, il funerale di Remo Cerato, 58 anni, assessore a Germagnano, un centro del Torinese. Tre giorni prima di morire, ha fatto pubblicare un commovente appello per una legge sul fine vita che riduca le sofferenze dei malati incurabili.
Morire in ospedale… vuol dire farlo in diversi giorni
«Lancio, in qualità di parte in causa, un’accusa-appello affinchè la politica, già in colpevole ritardo per una legge sul fine vita che, se fosse stata in vigore, mi avrebbe regalato qualche sofferenza in meno, trovi il coraggio di affrontare e sanare una mancanza grave. Morire in ospedale… vuol dire farlo in diversi giorni, morendo di sete e di morfina. E’quello che chiamano suicidio assistito… cosa molto diversa dall’eutanasia legale. E’ il lavarsene le mani per mancanza di coraggio e lungimiranza politica, è fortemente deludente. Porterò con me i miei momenti più importanti e gli affetti più profondi. Spero di tornare in una qualche forma per stare vicino a coloro che ho amato e che devo lasciare con un dolore straziante. Me ne andrò incompiuto ed arrabbiato, assolutamente non in pace perchè subisco la mia morte come un’intollerabile ingiustizia. Lascio figli da crescere, lascio progetti incompiuti… nessuna compensazione di nessun’altra vita, compresa quella eventuale “eterna”, potrà mai risarcirmi di quanto sono obbligato a lasciare in questa!!!»
Buon viaggio a tutti
E da ultimo: «Un altrettanto grande bacio ed abbraccio a tutte le persone che mi hanno voluto bene, in ogni forma si sia sviluppata. Siete stati preziosi! Auguro ad ognuno di voi ogni bene per i vostri progetti futuri… che possano essere pieni di grandi cose, di soddisfazioni, di desideri realizzati di sogni da compiere, di speranze da inseguire… di gratificazioni per i successi! Possiate avere la migliore vita possibile, la capacità di affrontarla con tanta positività e coraggio. Buon viaggio!».
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Roberto
18 Settembre 2019 at 10:41
Quando, all’inizio della sua opera di carità, Madre Teresa di Calcutta si trovò di fronte a un lebbroso che soffriva atrocemente per le sue piaghe, gli disse: “buon uomo, le sue sofferenze sono le carezze del buon Gesù”.
Il lebbroso la guardò fisso negli occhi e le disse: “dica allora al suo buon Gesù, per favore, di andare ad accarezzare qualcun altro”.
Alla conclusione, mistica, che persino le sofferenze possano essere un “dono”, può giungere solo chi soffre. Mai un altro.
Il fatto che il lebbroso non gradisse quella particolare attenzione di Dio verso la sua persona, non significa con questo che le parole di madre Teresa non fossero appropriate: la spiritualità cristiana, riconosce che ci dev’essere la croce per ciascuno di noi che, quand’anche esperienza di morte, è sempre fonte d’amore.
Il cristiano sa, nel profondo del cuore, che la croce è normalmente già predisposta e deve solo manifestarsi: qualunque essa sia, deve essere vissuta come un’esperienza unica che ci permette di condividere le sofferenze del Cristo. Che piaccia o meno, che lo si comprenda o no.
Occorre, per carità, rispettare il sentire di chi non ha sentimenti religiosi, ma invocare l’eutanasia, il disfarsi della vita perché diventata inservibile, è veramente un obbrobrio che grida vendetta al cospetto di Dio.