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Blogger prova a vivere un mese all’alpe Sattal

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Blogger prova a vivere per un mese in baita, a due ore di cammino dal paese più vicino e a 2mila metri di quota: l’esperimento di Sonia Vallero.

Blogger prova a vivere un mese in baita

Trascorrere un mese intero in una baita a 2000 metri di altezza, a due ore di cammino dal paese. Sonia Vallero, giovane blogger di 23 anni del sito www.vivereininfradito.com, ha scelto Alagna per lanciare il “Progetto Alpe Sattal”. «Questo progetto si basa sull’interazione tra la società moderna e l’utilizzo della tecnologia, con particolare attenzione all’uso degli smartphone e dei social network, e su come la combinazione dei due abbia portato l’uomo a cambiare in modo radicale il suo modo di vivere determinate esperienze», questa la premessa che l’ha spinta nella sua avventura.

L’esperienza

Ha scelto di vivere un mese isolata nella nota località valsesiana in una baita utilizzata come punto di appoggio. Sul proprio diario online ha annotato giorno dopo giorno emozioni e sensazioni. E alla fine ha tratto le sue conclusioni: «Un mese passato come una folata di vento, che mi ha trasmesso molto di più di quello che mai avrei potuto immaginare prima di intraprendere questa avventura. Un mese passato in un ambiente come la montagna, che con i suoi lunghi silenzi, ti rende capace di comunicare con te stesso in modo autentico e in un modo a volte nuovo ed inusuale. Spesso, immersi nella nostra quotidianità fatta di caos, fatta di frenesia e di mille impegni ci dimentichiamo di fermarci un attimo per osservare ciò che ci circonda e che fa parte della nostra vita».

Più condivisione

E aggiunge: «In questo mese penso di aver imparato soprattutto ad osservare. Osservare ed apprezzare. Dal sole che ad una determinata ora entrava nella baita, scaldandola ed illuminandola, alle persone che, sempre nuove e diverse, mi hanno insegnato qualcosa semplicemente fermandosi a parlare. È stato bello vedere come, in un ambiente del genere, le persone siano più predisposte alla condivisione, quella reale e fisica e non virtuale ed anestetizzata alla quale siamo ormai abituati. In un ambiente apparentemente più “povero” e meno confortevole rispetto a quello delle nostre case in città, anche il semplice gesto di condividere una cena con altre persone, finora sconosciute, diventa fonte di arricchimento».
Nel corso del suo mese avventuroso infatti Sonia ha avuto anche alcune visite, come quella di Daniela salita proprio nel giorno del suo compleanno con torta di compleanno e candeline.

La tecnologia

Rimanendo a contatto con la natura la giovane autrice ha capito che «il problema di base non è la tecnologia in sé, ma l’uso superficiale che l’uomo ne fa: la sua pigrizia nell’approfondire invece ciò che tramite essa potrebbe diventare un di più. Come è successo a me in questo mese basta davvero poco, basta dimenticarsi di avere un cellulare e invece che prestare attenzione a ciò che dal suo schermo ci rapisce, inizieremmo a vedere ciò che di reale abbiamo intorno». Insomma la vita vera è quella che va vissuta appieno: «Dobbiamo tenere a mente che il digitale è solo un mondo parallelo creato dalla mente dell’uomo. Noi siamo reali, il mondo che ci circonda è reale, per nostra natura le esperienze che siamo chiamati ad affrontare sono reali. Fermarsi ed adagiarsi sulla comodità delle esperienze virtuali è qualcosa che, a parer mio, non può far parte dell’animo umano».

L’alpe Sattal ha assunto una certa notorietà già grazie all’esperienza di Giuseppe Pozzi, che l’ha scelta per viverci stabilmente.

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