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«Centomila gli omosessuali imprigionati»

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L’associazione Rainbow Valsesia-Vercelli ha celebrato il “Giorno della memoria”

Anche l’Arcigay “Rainbow” Valsesia – Vercelli ha partecipato al diciassettesimo “Giorno della Memoria delle vittime del nazifascismo” «e in occasione del settantatresimo anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau avvenuto il 27 gennaio 1945 – scrive in una lettera il direttivo -, ricorda tutte le vittime della consapevole barbarie nazifascista, così come tutti coloro che le si opposero proteggendo e salvando a rischio della propria vita i e le perseguitati, dimostrando in questo modo che era ancora possibile non ignorare, non accettare, non collaborare a quell’infamia; oltre alle persone di fede ebraica, agli studenti biblici, attuali Testimoni di Geova, alle persone di cultura rom e sinti, alle persone portatrici di handicap, alle persone considerate asociali come le prostitute e i senza dimora e ai dissidenti politici,ricorda in particolare le quasi 100mila persone omosessuali imprigionate tra il 1933 e il 1945 in base al paragrafo 175 del Codice Penale tedesco del 1871 che perseguiva ogni “… atto sessuale innaturale commesso fra persone di sesso maschile …”, paragrafo inasprito dal Nazismo nel giugno 1935 fino a sanzionare qualsiasi manifestazione di desiderio o affetto omosessuale;

ricorda le 15mila di loro poi internate come triangoli rosa, che nei campi di concentramento nazisti morirono, furono sottoposti a orribili esperimenti medici per ristabilirne la “virilità” o vennero fatti oggetto di ogni sorta di vessazione perfino dagli altri internati;

ricorda che alla fine del conflitto mondiale tali perseguitati, considerati alla stregua di criminali comuni, passarono spesso direttamente a una prigione “civile” e che anche in seguito la persecuzione penale dell’omosessualità nella Repubblica Federale Tedesca non cessò, che le condanne fino al 1968 si contavano ogni anno a migliaia e che il paragrafo 175, dopo essere stato “attenuato” nel 1969 e 1973, fu definitivamente abrogato solo dopo la riunificazione, nel 1994;

ricorda infine che la stessa esistenza e il significato dell’esperienza dei perseguitati omosessuali venne rimossa per decenni dalle loro società d’appartenenza e le loro testimonianze vennero respinte e cancellate, continuando così su un altro piano l’opera di persecuzione e di annientamento nazifascista e generando una colpevole distorsione della memoria storica, dell’opinione pubblica e della vita civile, culturale e politica che solo di recente l’attività dei movimenti omosessuali e una storiografia più avvertita tenta di rimediare».

 

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