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«Dopo l’incendio la diga sarebbe un’altra calamità»

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«La nuova diga in Valsessera? Una seconda calamità naturale dopo l’incendio»

Dopo i 50 ettari di montagna andati persi per colpa dell’incendio, sarebbe assurdo perderne altri 44 per colpa della diga. Lo dice l’associazione “Custodiamo la Valsessera”, che vuole proporre qualche riflessione all’indomani del disastro. 

«Tra le concause che hanno aggravato questa devastazione – si legge su un comunicato dei “custodi” – vanno certamente elencati l’anomala siccità autunnale e la diminuita cura del sottobosco. Ma su tale siccità autunnale e sulla necessità di sostenere le attività agro-silvo-pastorali in montagna le associazioni agricole e i consorzi irrigui non hanno versato una lacrima. Le lacrime – ma di coccodrillo – sono invece scese copiosamente quando veniva chiesta a gran voce la costruzione della diga in Valsessera a seguito della siccità estiva. “Custodiamo la Valsessera”, doverosamente, invita tutti a riflettere sull’enorme danno ambientale che potrebbe verificarsi nel Sito di interesse comunitario se, ai 50 ettari di bosco persi con l’incendio, si aggiungesse il disboscamento di 44 ettari di bosco per realizzare il nuovo invaso».

Tanto più, fa rilevare l’associazione, che l’annata del riso 2015 «ha ottenuto la più alta resa produttiva degli ultimi 15 anni», smentendo clamorosamente tutti gli allarmi apocalittici lanciati dai coltivatori tra luglio e agosto.

 

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