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Fobello crolla l’arco di Villa Aprilia: un sito storico all’abbandono

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Fobello crolla l’arco di Villa Aprilia a causa della neve: il luogo storico è sempre più in declino.

Fobello crolla l’arco di Villa Aprilia

Sono stati alcuni escursionisti a testimoniare il continuo decadimento di una delle ville di montagna più belle dell’intera Valsesia. A causa delle nevicate dell’ultimo inverno ha ceduto l’arco di Villa Aprilia. Continua l’inesorabile declino di un luogo che è stato storia prima sotto la famiglia Lancia e poi nel periodo partigiano.
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Luogo incantato

Villa Aprilia si raggiunge dall’Alpe Selle di Baranca, lasciando l’auto in frazione Santa Maria e seguendo il sentiero verso il colle d’Egua. Si apre una conca naturale che dà sul lago Baranca, meta di tanti escursionisti. Villa Aprilia è ancora lì, seppur con i suoi resti.

La sua storia

Costruita nel 1908 da Costantino Gilodi, architetto di Borgosesia. Fu poi venduta alla famiglia Lancia che la ampliò e la ribattezzo Aprilia, ovvero il nome di uno dei modelli di auto che Lancia lanciò sul mercato. Divenuta durante la guerra un fortino dei partigiani per nascondere armi venne presa di mira durante gli scontri con i nazifascisti. Percorrendo infatti quel sentiero si riesce a raggiungere la Svizzera.

Distrutta nel 1944

Nel 1944 venne data alle fiamme e poi abbandonata. Questi sentieri furono infatti un’importante via di passaggio verso la Svizzera soprattutto durante gli ultimi 20 mesi di guerra. Passeggiando tra queste mura si possono ancora intuire la fontana, il porticato, i decori, il vecchio lavatoio, l’ingresso e quella che era una scritta in latino sul muro a monte.

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2 Commenti

1 Commento

  1. Alessandro belviso

    29 Luglio 2020 at 21:14

    non hanno 4 soldi per mantenere le “rovine” in condizioni stabili come senso storico?

  2. Umberto Bianchetti

    15 Febbraio 2021 at 13:58

    Sono davvero senza parole, non dico debba ritornare ai fasti d’un tempo, ma possibile che non si trovino dei fondi per almeno metterla in sicurezza e dare una “dignità” storica che merita.

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