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Ghemme l’alluvione ha anche fatto strage di api

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Ghemme l'alluvione

Ghemme l’alluvione porta via le arnie e causa una strage di api: amarezza per gli apicoltori.

Ghemme l’alluvione ha ucciso molte api

Vedere gli alveari di cui ci si prendeva cura travolti dall’acqua: non solo un danno economico, ma anche un duro colpo per il morale di chi tiene alle sue api. Giorgio Preda e Natalina Germi sono apicoltori ghemmesi da oltre vent’anni e sono stati tre le “vittime” dell’alluvione che si è abbattuta in Piemonte ad inizio mese. «Alzandosi il livello del fiume, vicino al quale erano collocate le nostre arnie ad Albano Vercellese – raccontano – nel parco delle Lame del Sesia, abbiamo avuto gravi danni alle arnie e di conseguenza alle api che sono morte annegate. L’acqua si è letteralmente portata via le cassettine e sono andati persi una trentina di alveari, il danno è stato ingente. Sono riuscito ad avvicinarmi alla zona – dice l’uomo – soltanto due giorni dopo l’alluvione, per recuperare il lavoro. Purtroppo alcune arnie sono state coperte letteralmente dal fango, mentre altre sono state portate via dalla violenza dell’acqua. Oltre a noi, altri apicoltori ghemmesi sono stati danneggiati, a causa dell’alluvione. Abbiamo fatto domanda di risarcimento alla Regione». Anche a Serravalle si è verificato un episodio analogo.

I riconoscimenti

Anche quest’anno i due apicoltori hanno partecipato al Concorso per la selezione dei migliori mieli di produzione nazionale, con il quale si sono aggiudicati una “Goccia d’oro”; il massimo riconoscimento sono tre “Gocce”. «Abbiamo avuto il responso a fine settembre – raccontano -. Dieci anni fa avevamo ottenuto le tre gocce con un miele biologico di acacia, mentre due anni fa abbiamo preso due gocce con il miele di tiglio. Essere apicoltore significa impegno nella cura delle api: sono molto delicate e soggette all’attacco di parassiti». Oltre a Preda è stato premiato con una goccia d’oro anche Alberto Imazio con il miele di acacia prodotto nel parco delle lame del Sesia e un’altra Goccia d’oro è andata al suo miele di rododendro prodotto a Carcoforo. «Essere apicoltore significa dimostrare impegno costante nella cura delle api che sono molto delicate», conclude Preda.

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