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Giovanni Demarco in pensione dopo 43 anni di insegnamento

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La lettera aperta di una collega dell’Ipsia “Magni” di Borgosesia

Con la chiusura dell’anno scolastico va in pensione Giovanni Demarco, docente di tecnologie elettrico-elettroniche e applicazioni all’Ipsia “Magni”, dopo una carriera lunga 43 anni. Da una collega, riceviamo e pubblichiamo: «E’ finalmente arrivato per te il momento di chiudere i registri, di dimenticare il suono della campanella, di archiviare riunioni e scrutini. “Non mi sembra vero”, mi hai detto proprio ieri in corridoio, mostrandomi due documenti, che ti ritraevano all’inizio della carriera e oggi, quando stai ormai concludendo il tuo percorso nella scuola.

Scusami, se mi rivolgo a te con una lettera aperta, ma credo sia giusto che il tuo prezioso ruolo, svolto per anni in silenzio nel “nostro” istituto, esca per una volta dalle mura del “Magni”, di cui sei stato un fondamentale punto di riferimento. Nel ringraziarti della passione, che hai sempre messo nel tuo lavoro, e degli insegnamenti, che mi hai dato, voglio provare a delineare l’eccezionale figura, che sei stato, come collaboratore di presidi, prima, e di dirigenti, poi, come insegnante nel senso pieno del termine, come collega stimato e apprezzato, come uomo semplice, discreto, ma determinato.
Quante battaglie abbiamo condotto insieme. Ricordi? Non ti stancavi mai di documentarti per destreggiarti nei meandri delle circolari e delle direttive ministeriali, a ogni ora del giorno e della sera, anche durante le vacanze, con l’unico obiettivo di far crescere e di “dare lustro” all’istituto Professionale “Statale”, come non hai mai mancato di puntualizzare.

Con i ragazzi era difficile che perdessi la pazienza, li hai rispettati prima di tutto come persone, ti sei battuto sempre “per il loro bene”, ti sei preoccupato di educarli alla vita e di trasmettere loro i valori, in cui fermamente credi, insieme alle nozioni della tua disciplina. Con i colleghi ti ho costantemente visto sorridente; della tua esperienza hai fatto una ricchezza per gli altri, mai uno strumento cattedratico o impositivo.
Mi mancherà non incontrarti nei corridoi nel cambio dell’ora o durante l’intervallo, e non sentirti più apostrofarmi con il tuo “Ehi, collega…”. Mi mancherà la tua presenza ai collegi docenti, in cui rigorosamente occupavi un posto in prima fila, rapportandoti al preside o al dirigente con un “Se posso permettermi…”, dopo aver alzato la mano per chiedere la parola.
Grazie a te sono “cresciuta” professionalmente, ho imparato a cogliere negli studenti anche gli aspetti, che i voti di profitto non riescono a individuare, ho capito che i ragazzi sono tanti piccoli universi prima di tutto da amare. Il cammino della vita, che da domani prende per te un’altra direzione, possa darti serenità e gioie, ripagandoti del bene, che tu hai saputo regalare alle generazioni, che hanno avuto la fortuna di conoscerti. Ciao, Giovanni».

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