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Grignasco ricorda Irma Degasperis: una donna che ha precorso i tempi

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Grignasco ricorda Irma: una vita avventurosa degna di un film.

Grignasco ricorda Irma

Riceviamo e pubblichiamo un ricordo della grignaschese Irma Degasperis redatto da Piera Mazzone.

«Irma Degasperis nacque nel marzo 1926 in una famiglia molto numerosa, composta da otto tra fratelli e sorelle: Gino, Gianna (che quest’anno compirà 100 anni), Erminia, Vera, Irma, Remo, Gemma, Ottavia. La madre Maddalena, rimasta vedova con un figlio, perché il marito era stato ucciso ritornando dal fronte, sposò il fratello e nacquero sette figli. Irma era una ragazza particolare, la vita a Grignasco tra campagna e Filatura le stava stretta. Giovanissima contrasse la tubercolosi e fu curata in Riviera, a Sanremo, Nacque una storia d’amore in sanatorio con Giorgio, che però era sposato. Tornò a Grignasco: Giorgio la rintracciò nonostante sapesse solo che veniva dalla Valsesia. Iniziò una vita avventurosa, in giro per l’Europa, perché Giorgio guidava un Tir che trasportava merci. Irma ricavò una piccola cucina e una stanza da letto: più che sufficienti per contenere il loro amore. Giorgio era anche pittore e amava l’arte: i due crebbero insieme e maturarono interessi comuni».

Una “buona compagnia”

«Ricordo la coppia un giorno d’estate sul terrazzo di casa, di molti anni fa: avevano portato a Papà delle piante di pesco che venivano dalla Spagna, ai miei occhi di bambina la coppia assunse subito una dimensione fiabesca.
Giorgio morì e Irma si trasferì a Borgosesia per fare da madre ai figli di una sua nipote morta tragicamente. Passarono gli anni, Oliviero, amico d’infanzia, che era stato scultore e mobiliere a Parigi, rimasto vedovo, propose a Irma di condividere il tempo che loro restava da vivere. Quella “buona compagnia”, come la definiva Irma, anche questa volta fu interrotta dalla morte. Irma a novant’anni affrontò un nuovo trasloco e una nuova vita, ospitata dal nipote Gianni nella casa di Battistetto, che era stata di suo fratello Gino, con il quale aveva sempre mantenuto rapporti molto cordiali».

“Non mi posso lamentare”

«Irma ricreò un suo microcosmo, intessuto di ricordi, continuò a scrivere sulle sue tre agende, annotando pensieri, riflessioni, fatti di cronaca. Tra le ultime osservazioni: “Non mi posso lamentare”, laconica espressione che traduceva la sua consapevolezza e quell’ottimismo giornaliero, che la faceva vivere e non sopravvivere.
Irma mantenne sempre una vita di relazione con i fratelli e le sorelle, con le amiche, con gli adorati nipoti che aveva allevato e con Giuliana, figlia del fratello Gino, che la ricorda così: “Era la mia zia “birichina” a cui ho sempre voluto bene, con mio padre, per le sue scelte, pur se poco condivise dalla famiglia. E lei ha avuto tanto coraggio per decidere della sua vita”».

Gli ultimi tempi

«Da settembre le condizioni di vita di Irma peggiorarono al punto da richiedere l’assistenza di Fortuna, una giovane donna originaria di Napoli, con la quale nacque subito un rapporto schietto e cordiale. Irma la chiamava: “La mia rompiscatole”. Prima di Natale fu ricoverata in ospedale e poi al San Carlo di Arona, dove, presagendo la morte imminente, fece chiamare i nipoti Enrico e Giuliana. E’ morta il 18 gennaio: l’hanno accompagnata le persone care e nella bara sono state deposte alcune fotografie significative, tra le quali una che la ritrae con tutti i suoi fratelli e sorelle, e il pronipote Pierluigi che oggi è ingegnere, ma le è stato accanto negli anni trascorsi a Battistetto. Mi resta di lei il bagliore ironico dello sguardo e una grande pianta ornamentale, donata quando si era trasferita, che cresce rigogliosa, perché la Vita vince sempre».

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