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I reperti trovati a Gattinara restano a Torino

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Gattinara, i reperti golasecchiani rimangono al museo di Torino: troppo cara una mostra in città. L’area degli scavi che hanno portato alla luce una necropoli golasecchiana a Gattinara.

I reperti trovati a Gattinara restano a Torino

Reperti archeologici da Gattinara a Torino “solo andata”. Per ora non c’è la possibilità di pensare all’allestimento in loco di una mostra con gli oggetti della necropoli golasecchiana ritrovati sei anni fa nei boschi a sud della città. Il “tesoretto” rimane nel capoluogo piemontese, ma, afferma il vice sindaco Daniele Baglione, «se qualcuno volesse investire fondi per allestire una mostra, potremmo trovare una soluzione e concretizzare l’idea».

Sei anni fa la costruzione di un metanodotto tra Vercelli e Romagnano aveva riportato alla luce alcuni reperti, risultati poi risalenti ad un’epoca tra il quinto e il quarto secolo avanti Cristo, e corrispondenti alla cosiddetta Cultura di Golasecca. Gli scavi archeologici erano stati quindi avviati nell’area tra il santuario della Madonna di Rado e San Sebastiano.

Il tutto ha portato a far scoprire 76 sepolture, con un ricco corredo metallico fatto di diversi preziosi come bracciali, orecchini, ferma trecce in bronzo, argento, ferro, ceramica e addirittura legno, lino e corallo. Senza contare una armilla con 40 pendenti di varia foggia, appartenente al corredo funerario di una ricca signora lì sepolta nella prima metà del quinto secolo a.C. I risultati degli scavi vennero resi noti nel 2017 con l’allestimento della mostra “Prima del bottone. Accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità” al Museo di Antichità di Torino, nella quale trovavano posto i ritrovamenti di Gattinara. Da quel momento il sogno di far rientrare i reperti a Gattinara è sfumato.

Costi troppo elevati

Ora i reperti gattinaresi si possono ammirare solo andando a Torino. Il Comune ha provato ad informarsi per riuscire a portare in paese i ritrovamenti, ma non è cosa facile. «Per il trasporto e la conservazione degli oggetti, con relativi sistemi di sicurezza, i costi sono particolarmente elevati – evidenzia Baglione -. Sono necessari migliaia di euro anche solo per il trasferimento da Torino a qua.

Per ora non si è riusciti a portare avanti questo proposito. Noi comunque abbiamo un ottimo rapporto con la Sovrintendenza, e sappiamo che i ritrovamenti sono custoditi e conservati in luoghi sicuri, anche se non sono in città». Nel caso si facesse avanti qualche “mecenate”, il Comune potrebbe ripensare all’esposizione. «Ben vengano gli investitori, noi li accogliamo sempre a braccia aperte – prosegue Baglione – ma in questo caso penso sia difficile concretizzare il proposito».

E se una mostra per ora pare lontana, il sito che è stato protagonista di scavi viene “messo a tacere”. «Terminati gli studi si è provveduto alla ricopertura dell’area in questione con il materiale previsto secondo le norme – conclude il vice sindaco -. Gli esperti hanno quindi completato quanto c’era da verificare e recepire».

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