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Da mezzo secolo Danilo Panizza lavora a un plastico ferroviario da 15 metri quadrati

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Il borgosesiano ha realizzato nella sua abitazione binari e scambi immersi in un paesaggio completo di case, alberi e luci

Può una passione per il modellismo durare tutta la vita? Assolutamente sì. Ne è sicuro Danilo Panizza, classe 1940, borgosesiano di Montrigone, che fin da quando era bambino ha una passione per i treni. E se da piccolo restava incantato al passaggio di locomotive e convogli, con gli anni ha dato un tocco personale tanto da creare nella sua abitazione il plastico di una linea ferroviaria, perfettamente funzionante, con tanto di paesaggio.

Nel seminterrato di casa, a pochi passi dal vecchio torchio del rione, ha realizzato un plastico che può fare invidia a qualsiasi amante del modellismo. Il “treno” di Panizza, che misura 6,30 metri per 2,40, (quindi più di 15 metri quadrati) è una costruzione nata e cresciuta insieme al borgosesiano: «Ho iniziato a costruirlo una cinquantina di anni fa – spiega -, e ancora oggi ci lavoro per migliorarlo. Ho iniziato per gioco, mettendo i primi binari e le prime locomotive, poi è stata la volta dei passaggi a livello e degli alberi a circondare i binari. In seguito ho pensato di costruire la villa principale di questo paese immaginario che ospitava i miei treni. Insomma, negli anni è cresciuto, senza quasi me ne rendessi conto».

Da quando Panizza ha iniziato a creare il plastico è trascorso mezzo secolo, eppure non rinuncia a lavorarci: «Ogni volta che lo guardo, e capita davvero molto spesso, mi sembra sempre che manchi qualcosa. Con gli anni ho aggiunto gallerie, cavi dell’elettricità necessaria per far correre i treni, lampioni. Ovviamente in questo paesaggio fittizio non potevano mancare le case, i giardini e gli alberi».
Se tutto è partito da un semplice trenino oggi il plastico di Panizza ha assunto un aspetto ben differente: «Non avrei mai creduto che quella passione giovanile per i treni avrebbe portato a tutto questo – dice -. Pensavo che con il trascorrere degli anni si sarebbe affievolita, invece è ancora ben accesa. Sono molto geloso del mio plastico, ho sempre il timore che qualcuno, o qualcosa, possa danneggiarlo». A dimostrazione della cura che il borgosesiano infonde nella sua opera, il plastico è stato più volte spostato: «Prima era nel solaio – spiega -, ma temevo che il caldo potesse danneggiare qualche pezzo, così l’ho spostato in cantina, ma anche lì non andava bene perché troppo umido. Ho trovato una soluzione definitiva nel seminterrato, mai troppo umido o caldo».
Se all’apparenza il modello può sembrare concluso, in realtà manca ancora un elemento: «L’impianto elettrico esiste da tempo – conclude -, mancano però ancora le illuminazioni nelle stazioni, ed è l’impegno cui mi dedicherò a breve».
Il plastico ferroviario non è l’unica creazione firmata da Panizza: nello stesso seminterrato è presente anche un telaio che il borgosesiano ha realizzato da sè: «L’ho costruito per gioco – conclude -, e si è trasformata in un’altra passione, che mi ha anche permesso di realizzare tessuti, sciarpe e stole».

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