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L’Unione frena, sui migranti Trivero farà da solo

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Il Comune presenterà un piano per ospitare 12 profughi ma l’opposizione è perplessa

L’Unione dei Comuni montani si defila e il Comune di Trivero resta l’unico firmatario del progetto per la realizzazione di un centro di accoglienza migranti nell’ambito del sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Nell’ambito di tale approccio l’iniziativa non spetta più alle Prefetture bensì agli enti locali.

A raffreddare gli entusiasmi di alcuni amministratori dei Comuni vicini soprattutto il rischio – avvalorato dalla esperienza  che i centri di accoglienza del Biellese,  associazioni e cooperative,  stanno vivendo – che lo Stato accumuli ritardi insostenibili nei pagamenti.

La conferma che Trivero andrà comunque avanti è arrivata in sede di consiglio comunale, con il sindaco Mario Carli e l’assessore Elisabetta Prederigo che hanno evidenziato la volontà di presentare la candidatura del Comune  al bando che scade entro fine anno. 

«Il discorso migranti è un problema di tutti – ha osservato il sindaco Carli -. Gli Sprar sono una occasione per non subire le scelte fatte da altri. Il Comune in questo modo avrà in mano la situazione e sono sicuro che anche i territori vicini seguiranno l’esempio». Sulla gestione ha aggiunto: «Il Comune non ha mezzi e personale per gestire queste strutture, ma ci saranno degli enti gestori scelti tramite un bando». Il progetto è già in fase di definizione. «Coinvolgeremo anche le associazioni – ha aggiunto l’assessore Prederigo -. Abbiamo già programmato un incontro. Sarà un progetto che punta ad avviare una vera e propria integrazione di queste persone insegnando loro la lingua come punto di partenza». Ma chi saranno questi ospiti? «Negli Sprar – ha ricordato – vengono accolti veramente i profughi, ovvero coloro che hanno già visto riconoscersi lo status di profugo». E il vice sindaco Gabriella Maffei ha ricordato: «L’obiettivo è portare i profughi lungo un percorso per integrarsi nel territorio e trovare un lavoro. Sarà un progetto ad personam. Ovviamente è richiesta anche la partecipazione del territorio,  se c’è coinvolgimento allora il progetto può riuscire. Va ricordato che siamo davanti a una migrazione proprio come avvenne nel lontano passato, è un popolo che si sta spostando. La migrazione c’è stata da sempre e non è mai stato un problema».

L’opposizione di “Un futuro per Trivero” ha però chiesto che venga istituita una commissione di controllo sui vari aspetti dell’operazione. «Sorge anche una questione – è intervenuto il consigliere Fulvio Chilò -: se dal Ministero chiudono i rubinetti sulla copertura finanziaria, cosa succede? L’Unione dei Comuni non sembra più così convinta del progetto proprio per il rischio finanziario. Non capisco come mai debba essere proprio Trivero ad attivarsi». 

Ma Carli ha assicurato: «Il bando Sprar prevede che l’ente gestore abbia la copertura adeguata a garantire l’operazione intera». Apertura da parte dell’amministrazione per organizzare una commissione: «Ben venga la partecipazione di tutti, ma in commissione bisogna portare proposte e idee. Comunque su una popolazione di oltre 6000 abitanti non vedo il problema di ospitare 25 profughi. Da sempre Trivero ha accolto gli stranieri senza problemi». 

«Quando vietnamiti e Tamil arrivarono – ha obiettato Franco Foglia Parrucin – c’era lavoro. E non venivano mantenuti dallo Stato». L’amministrazione comunale andrà avanti per la propria strada come ha annunciato Carli: «Essere contro questo progetto vuol dire non aver capito nulla di ciò che sta succedendo…» 

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